Un altro
dialogo, questa volta fra persone reali. Diciamo un’intervista che
Jacopo Rosatelli fa a Gianrico Carofiglio. Tema: la politica. O
meglio, quelli che dovrebbero essere i valori della politica e,
soprattutto, il modo in cui i politici dovrebbero comunicare. E
quello che dovrebbero fare, anche arrivando a mettere i piedi nel
fango, perché a volte – come le alluvioni insegnano, e noi
genovesi lo sappiamo fin troppo bene – bisogna buttarsi nel fango
per poter aiutare chi vi è intrappolato.
Che
rappresentasse l’ideale prosecuzione di “Con parole precise”
l’ho scoperto solo a lettura avviata: pazienza, lo recupererò in
seguito. Sono in ritardo comunque, perché i testi di questo tipo
andrebbero letti all’uscita. Questo, pubblicato nel gennaio 2018,
quindi due mesi prima delle elezioni che portarono l’Italia al
Governo gialloverde, è già anacronistico nelle parti strettamente
riferite alla situazione politica del nostro Paese, mentre le varie
riflessioni generali sono intramontabili e avrebbero meritato
maggiore approfondimento.
Questioni
sulle quali in gran parte condivido il pensiero di Carofiglio, ad
esempio riguardo all’utilizzo dell’astensione al voto come
strumento di protesta, una scelta che – per quanto possa
comprendere (sono anni che non c’è un partito da cui mi senta
rappresentata) – molto spesso finisce col favorire proprio il
partito o la lista che è più distante dalle nostre idee. Carofiglio
cita l’America di Trump ed è un esempio perfetto. Meglio quindi
tapparsi il naso e trovare qualcuno il più possibile vicino alle
nostre idee.
Come
d’abitudine con Carofiglio, il libro è ricco di citazioni e
riferimenti letterari, fra le tante mi piace riportare la frase che
credevo di De Gasperi e che invece adesso scopro essere del teologo e
predicatore americano del diciannovesimo secolo, James Freeman
Clarke:
"Un
politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime
generazioni. Un politico pensa al successo del suo partito, lo
statista a quello del suo Paese”
E
non potrei essere più d’accordo di come sono col commento di
Carofiglio: “La buona politica è tale se è capace di distaccarsi
dalle convenienze contingenti”.
Ok,
quindi la buona politica non esiste più.
E
Carofiglio prosegue: “Oggi purtroppo il concetto di Clarke andrebbe
adeguato al ribasso: il politico medio non pensa nemmeno alle
prossime elezioni, ma al prossimo sondaggio o alla prossima risposta
da dare su Facebook o su Twitter”.
Quanta
triste verità! Mi deprimo quando sento qualcuno dire che vota Tizio
o Caio perché “é uno di noi”, perché “parla come noi”.
Ma
davvero qualcuno vuole questo? Io no, io voglio dei politici che
siano superiori a me, che sappiano più di me, che parlino meglio di
me!! E’ questo che dobbiamo non solo volere, ma pretendere, per
essere rappresentati al meglio, da persone capaci, competenti,
intelligenti e, soprattutto, oneste, anche intellettualmente!
Ma
se penso a queste cose rischio di dare ragione a chi pratica
l’astensionismo attivo...
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Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia autore di luglio