venerdì 24 luglio 2020

"Con i piedi nel fango", Gianrico Carofiglio


Un altro dialogo, questa volta fra persone reali. Diciamo un’intervista che Jacopo Rosatelli fa a Gianrico Carofiglio. Tema: la politica. O meglio, quelli che dovrebbero essere i valori della politica e, soprattutto, il modo in cui i politici dovrebbero comunicare. E quello che dovrebbero fare, anche arrivando a mettere i piedi nel fango, perché a volte – come le alluvioni insegnano, e noi genovesi lo sappiamo fin troppo bene – bisogna buttarsi nel fango per poter aiutare chi vi è intrappolato.

Che rappresentasse l’ideale prosecuzione di “Con parole precise” l’ho scoperto solo a lettura avviata: pazienza, lo recupererò in seguito. Sono in ritardo comunque, perché i testi di questo tipo andrebbero letti all’uscita. Questo, pubblicato nel gennaio 2018, quindi due mesi prima delle elezioni che portarono l’Italia al Governo gialloverde, è già anacronistico nelle parti strettamente riferite alla situazione politica del nostro Paese, mentre le varie riflessioni generali sono intramontabili e avrebbero meritato maggiore approfondimento.

Questioni sulle quali in gran parte condivido il pensiero di Carofiglio, ad esempio riguardo all’utilizzo dell’astensione al voto come strumento di protesta, una scelta che – per quanto possa comprendere (sono anni che non c’è un partito da cui mi senta rappresentata) – molto spesso finisce col favorire proprio il partito o la lista che è più distante dalle nostre idee. Carofiglio cita l’America di Trump ed è un esempio perfetto. Meglio quindi tapparsi il naso e trovare qualcuno il più possibile vicino alle nostre idee.

Come d’abitudine con Carofiglio, il libro è ricco di citazioni e riferimenti letterari, fra le tante mi piace riportare la frase che credevo di De Gasperi e che invece adesso scopro essere del teologo e predicatore americano del diciannovesimo secolo, James Freeman Clarke:

"Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni. Un politico pensa al successo del suo partito, lo statista a quello del suo Paese

E non potrei essere più d’accordo di come sono col commento di Carofiglio: “La buona politica è tale se è capace di distaccarsi dalle convenienze contingenti”.

Ok, quindi la buona politica non esiste più.

E Carofiglio prosegue: “Oggi purtroppo il concetto di Clarke andrebbe adeguato al ribasso: il politico medio non pensa nemmeno alle prossime elezioni, ma al prossimo sondaggio o alla prossima risposta da dare su Facebook o su Twitter”.

Quanta triste verità! Mi deprimo quando sento qualcuno dire che vota Tizio o Caio perché “é uno di noi”, perché “parla come noi”.
Ma davvero qualcuno vuole questo? Io no, io voglio dei politici che siano superiori a me, che sappiano più di me, che parlino meglio di me!! E’ questo che dobbiamo non solo volere, ma pretendere, per essere rappresentati al meglio, da persone capaci, competenti, intelligenti e, soprattutto, oneste, anche intellettualmente!

Ma se penso a queste cose rischio di dare ragione a chi pratica l’astensionismo attivo...

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia autore di  luglio