Lunacy
(Alaska), dicembre 2004. E’ un uomo molto provato quello che arriva
in città all’inizio dell’inverno dopo aver accettato il ruolo di
capo della polizia. Per Ignatious “Nate” Burke, 32 anni, le cose
a Baltimora sono andate molto male: il suo migliore amico e collega è
stato ucciso in un conflitto a fuoco di cui si sente in parte
responsabile, proprio quando stava già lottando per riprendersi dal
tradimento della moglie e dal conseguente divorzio.
Non
tutti i 506 abitanti di Lunacy sono d’accordo con la decisione del
consiglio comunale di assumere un estraneo - un cheechako - e la tiepida
accoglienza non viene certo mitigata dal clima rigido! Per fortuna
c’è la bella Meg a scaldargli il letto e forse anche il cuore.
La
calma piatta del lavoro viene interrotta con il ritrovamento del
cadavere del padre di Meg all’interno di una grotta di ghiaccio:
Pat Galloway era scomparso nel febbraio 1988 e tutti erano convinti
che avesse abbandonato volontariamente figlia, compagna e amici,
invece è stato ucciso durante un’escursione sulla montagna. Ma da
chi?
Nora
Roberts è una di quegli autori capaci di sfornare anche dieci libri
all’anno, spesso tomi come questo, non librini. Un dettaglio che
non mi ha mai spinta verso i suoi titoli perché la quantità quasi
sempre penalizza la qualità. Partendo da questo presupposto e non
avendo attrattiva per il genere rosa crime, avevo aspettative molto
basse, cosa che ha sicuramente contribuito a rendere la lettura più
piacevole di quanto pensassi.
La
storia gialla non regala suspense, non eccelle né per dinamismo né
per complessità, ma nella sua semplicità è comunque sensata e ben
costruita. La Roberts spinge i sospetti in una direzione, poi in
un’altra, quindi
in un’altra ancora
e quando svela il colpevole lo fa senza riuscire
a creare un
colpo
di scena,
non perché fosse già chiara la sua identità (poteva essere
chiunque), ma perché poco interessante ai fini della storia. Un bel
paradosso, ma qui il giallo è talmente tanto stemperato dal rosa
che finisce per essere un dettaglio poco disturbante.
Le
vicende sentimentali sono melense, scontate e raccontate in modo
piuttosto antiquato, con largo uso di espressioni come “una Barbie
sciupauomini”, “uno schianto di donna” e “la fece sua”,
nulla di diverso da quanto mi aspettassi.
Per
contro
la Roberts dà un’immagine convincente, seppur stereotipata, ai
tanti personaggi e
soprattutto è molto brava nella parte descrittiva. Ho preferito la
sua presentazione dell’Alaska rispetto a quella di “Nelle terre estreme”, anche se continuo a non provare nessuna attrattiva per
un posto dove i dieci gradi sotto lo zero vengono descritti come
“mite temperatura”!!
E
fra stufati di orso, hamburger di alce e insalate di bisonte, quando
un cane viene ritrovato sgozzato arriva l’immancabile ipocrisia
della frase pseudo animalista: “Gesù, chi è quel malato figlio di
puttana capace di fare una cosa simile a una povera bestia?”
Reading
Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di luglio "un libro in cui un personaggio muore"