Terzo
dialogo, questa volta fra Dacia Maraini – scrittrice di cui ho
letto pochissimo e di cui dovrei recuperare tutto perché ogni volta
mi conquista – e il giurista Claudio Volpe. Tema: l’eutanasia.
Scritto, come quello di Carofiglio, nel 2018, qui nulla è stato
superato, anche perché dopo DJ Fabo stampa e opinione pubblica hanno
smesso di occuparsi della questione, come se il suo fosse stato
l’unico caso, come se una situazione del genere non potesse
capitare a chiunque…
Il
testo, di altissimo livello, non solo culturale, fornisce un’analisi
attenta e molto ben argomentata del problema, partendo dal confronto
fra vita e morte quando lo stato in cui ci si ritrova non ha più
quel livello di dignità necessario per poter definire vita la vita.
Perchè “vivere è diverso da sopravvivere. Perchè se ognuno di
noi ha il diritto di vivere, allora a nessuno dovrebbe essere imposto
di farlo nel dolore”.
Mette
in luce le contraddizioni delle ragioni ideologiche e religiose di
chi si dice contrario all’eutanasia perchè solo Dio può decidere
quando per un uomo è arrivato il momento di morire: ma
quando un corpo morto viene mantenuto in vita grazie alle
macchine e alla chimica dov’è
la volontà di Dio? Ma allora, come giustamente fa notare la Maraini,
“secondo questo punto di vista ogni cura dovrebbe essere contraria
al volere di Dio”.
E
le contraddizioni del sistema giuridico che, ad esempio, “non
punisce il tentativo di suicidio, ma punisce chi cerca di aiutare a
suicidarsi chi lo vuole fare, ma fisicamente non può”. O che
permette il rifiuto all’accanimento terapeutico, condannando di
fatto un malato a morire nell’agonia, anziché poterlo fare
velocemente e senza sofferenze aggiuntive.
Il
testo tocca anche altre questioni. Ad esempio come la nostra vita
abbia la stessa dignità di quella degli altri esseri viventi, quegli
animali che invece la maggior parte di noi (di voi) tratta come
oggetti ad uso e consumo dell’uomo.
"Il
mondo non è esclusiva proprietà degli uomini. Tanti animali sono
nati prima di noi e hanno diritto di stare in questo mondo. Ma noi li
abbiamo sterminati e continuiamo a farlo togliendo loro ogni spazio
vitale”
Ha anche
il coraggio di dire che siamo noi ad essere troppi!
"Nonostante
le grandi teorie sul come vincere la denatalità incalzante, chi ha
uno sguardo più ampio sul mondo e sul futuro sa che il mondo,
arrivando a quasi dieci miliardi di persone da nutrire e curare, ha
bisogno di limitare le nascite”
E
parla dell’omosessualità, tema affrontato per sottolineare quanto sia
assurdo, o “aberrante”, come scrive Dacia Maraini, che ciò che
dice la Bibbia “possa valere ancora oggi (…) senza tenere conto
del momento storico in cui è stato scritto”.
E' inconcepibile che convinzioni religiose personali influiscano in una questione come l’eutanasia, che invece deve essere regolamentata unicamente dalla legge di Stato, quella di uno Stato
laico qual è l’Italia. Il testamento biologico non è sufficiente
perché, come la facoltà di scegliere la sedazione profonda, non
riguarda chi è affetto da paralisi corporea completa o chi è ridotto
a stato vegetativo, cioè quelle persone che hanno bisogno di una
eutanasia attiva da parte di terzi.
E
parlando di politica il pensiero della Maraini è in linea con quello
di Carofiglio (e con il mio):
"La
bravura di una classe politica dovrebbe stare proprio nella capacità
di trovare risposte adeguate a problemi complessi (…) Ma la politica
cui penso io è altro rispetto a quella odierna. Una politica fatta
di persone che hanno a lungo studiato e che sanno argomentare con
cognizione di causa”
Reading
Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di luglio,
lo collego a "Nulla resta nell'ombra" perchè scritti entrambi da donne