Bogotà, 23
luglio 2015. La casa della bellezza è un centro estetico di lusso
nell’esclusiva Zona Rosa. Karen ha 24 anni e si occupa di manicure,
cerette e massaggi. Si è trasferita nella capitale da Cartagena con
l’obiettivo di arrivare a risparmiare un milione di pesos e farsi
raggiungere da Emiliano, il suo bambino. E’ per lui che riesce a
sopportare dodici ore di duro lavoro, sempre sorridente, sempre
paziente, subendo l’arroganza delle sue facoltose clienti che
devono la loro ricchezza a padri o a mariti potenti e corrotti, donne
che sfoggiano borsette che costano come due stipendi di Karen, ma che
le lasciano soltanto mille pesos di mancia (l’equivalente di 24
centesimi di euro!).
Quel
giorno la sua ultima cliente è Sabrina Guzmàn, che si presenta al
centro con la divisa scolastica: ha 18 anni, è agitata ed euforica
perché passerà la serata con il ragazzo che la corteggia da due
mesi e che le ha detto di presentarsi “liscia come una mela”.
Ma
quella sera Sabrina morirà e Karen è l’unica persona a sapere chi
doveva incontrare…
Un
libro tutto al femminile dove la voce narrante è quella della
psicoterapeuta Claire Dalvard, 59 anni, tornata in Colombia da due dopo
aver vissuto a Parigi tutta la sua vita adulta. Karen è la sua
estetista ed è per questo che si intrecciano le esistenze così
diverse di queste due donne e di altri personaggi femminili e
maschili, più o meno rilevanti, tutti più o meno condannabili.
Ho
letto gialli migliori di questo, ma raramente ho letto romanzi così
disturbanti. L’autrice è editorialista dei quotidiani “El Pais”
e “El Espectador” e questo è un grandioso libro-denuncia contro
la società colombiana, machista e corrotta, misogina e classista,
dove moralismo e ignoranza dettano le regole.
L’Italia
non è certo esente da maschilismo e corruzione e sappiamo tutti che
anche qui ci sono donne stuprate che, come Karen, arrivano a pensare: “Mi ha obbligata, ma anch’io non dovevo mettermi
abiti così aderenti”, ma nel libro sembra che nessuna donna
sia esente dalla sottomissione all’uomo, neppure quelle che grazie
all’essere agiate e istruite avrebbero i mezzi per rendersi
indipendenti.
La
cosa peggiore è che sembrano non voler neppure provare a farlo
perché in questo tipo di società essere la “prescelta” di un
uomo è un vanto che appaga, senza capire che si viene considerate e trattate come un oggetto.
Politica
e forze dell’ordine completano un quadro talmente squallido da
risultare inconcepibile. Eppure parlandone con un vecchio amico che
da molti anni vive in Brasile e che per via del suo lavoro conosce
molto bene i vari Paesi del Sud America, Colombia compresa, mi sono
sentita ricordare che non si può generalizzare, ma anche dire che
le situazioni descritte non sono esagerazioni.
Reading
Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia annuale "sei libri ambientati in sei capitali diverse"