sabato 31 agosto 2024

"L'incubo di Hill House", Shirley Jackson

 

Hillsdale (Michigan), anni Sessanta del secolo scorso, estate. Esistono davvero le case possedute? Il professor John Montague, antropologo con una forte attrattiva per il paranormale, ne è convinto, motivo per cui ha affittato per tre mesi Hill House, magione dalla particolare struttura architettonica e teatro di alcuni tragici eventi che le hanno fatto guadagnare la fama di casa stregata. Per dimostrare le sue teorie contatta una dozzina di persone che in passato si sono trovate al centro di fatti inspiegabili, ma il 21 giugno due soltanto si presentano al cancello della casa. Due donne, Eleanor e Theodora, la prima protagonista di un poltergeist quando era dodicenne, la seconda una banale cartomante. A loro si aggiunge Luke, nipote della proprietaria. E, naturalmente, il professore.
Basterà questo quartetto a svelare i misteri di Hill House?
A Shirley Jackson è stato sufficiente per scrivere quello che viene considerato il suo capolavoro.

"In questa casa non si muove niente finché non guardi dall’altra parte, e allora fai appena in tempo a vedere qualcosa con la coda dell’occhio."

Quando finisco un libro mi piace sempre recuperare la sua trasposizione sullo schermo, ho una lista abbastanza lunga di film e di serie TV di cui rimando la visione per poter leggere prima il romanzo a cui sono ispirati.
Le volte in cui ho invertito le due esperienze si contano sulle dita di una mano e una è questa.

Purtroppo non è andata come con "L'esorcista" di Blatty (letto molti anni fa quando avevo già visto il film almeno due o tre volte, eppure era riuscito a terrorizzarmi lo stesso, uno dei pochi libri capaci di farmi davvero paura), anche se la precedente visione della serie TV del 2018 è responsabile della mia delusione in maniera molto relativa.

La colpa, semmai, va alle grandi aspettative che avevo dopo aver sempre sentito parlare de "L'incubo di Hill House" in maniera eccezionale e anche per il bel ricordo che avevo de "La lotteria", piccola raccolta di racconti letta cinque anni fa, l'unica mia esperienza con la Jackson.

Questa volta ho trovato di inquietante e interessante la parte relativa alla storia della casa (purtroppo è anche più marginale di quanto mi sarebbe piaciuto) costruita ottant'anni prima rispetto al presente narrativo, più un paio di episodi che accadono alla protagonista, Eleanor, mentre ho patito la superficialità - più o meno apparente - di tutti i personaggi e soprattutto i dialoghi, per la maggior parte vuoti e sciocchi.

Di sicuro riuscire a spaventare è molto più facile per un regista che per uno scrittore: una porta che sbatte sullo schermo o il suono improvviso di sussurri e risate che sembrano provenire dal nulla ci fanno sobbalzare sulla poltrona, mentre ci vuole molta immaginazione per impressionarsi leggendo dell'erba che si piega come se qualcuno la stesse calpestando quando in realtà nessuno ci sta camminando sopra.
E' il motivo per cui il genere horror in letteratura è quello che più facilmente mi lascia scontenta.
Anche questa volta.

Reading Challenge 2024, traccia di agosto: libri con una finestra in copertina

giovedì 29 agosto 2024

"Mezzanotte alla libreria delle grandi idee", Matthew Sullivan

 

Denver (Colorado), inverno di un anno non precisato. Lydia ha appena compiuto 30 anni e da sei lavora alla Grandi Idee, una libreria disposta su tre piani aperta anche di sera. Un punto di riferimento per gli abitanti della zona, compresi gli emarginati che fra gli scaffali riescono a trovare un po' di calore, sia fisico che umano.
Ma quello che, invece, Lydia trova un venerdì sera al secondo piano è orribile: Joey, uno dei "topi da libreria", un diciannovenne schivo e taciturno, si è impiccato. Tirando giù il corpo con l'aiuto di un collega, Lydia vede spuntare una foto dalla tasca dei jeans del ragazzo. Una foto che ritrae tre bambini ed evidentemente scattata il giorno del decimo compleanno della festeggiata al centro, ripresa mentre soffia sulle candeline sulla torta. E quella bambina è proprio lei, Lydia!
Un vortice la risucchia nel passato, riportandola alla strage che poco tempo dopo quel giorno aveva colpito l'altra bambina nella foto cambiando per sempre anche la sua vita.

Romanzo scritto nel 2017, opera prima e, ancora per poco, unica di Sullivan 
(vedo che Amazon USA indica il 15 aprile del prossimo anno come data di uscita del suo secondo titolo, "Midnight in Soap Lake"), stazionava all'interno del mio Kindle da circa quattro anni continuando a respingermi senza una ragione particolare, finché la traccia di agosto della Reading Challenge che chiedeva di leggere libri con la parola "libreria" nel titolo ha messo a tacere le mie oscure reticenze.

E dire che ai tempi dell'uscita in Italia ne avevo sentito parlare bene, anche benissimo, mentre per me è stata una lettura piuttosto deludente. Mi è piaciuto solo il cold case: se i fatti accaduti vent'anni prima fossero stati la storia portante del libro mi avrebbe senz'altro appassionata, ma la vicenda inizia con la morte di Joey e si concentra all'infinito sui messaggi che ha nascosto in alcuni libri e sugli sforzi di Lydia per decifrarli. Uno stratagemma teso a rendere originale il libro, ma che diventa presto snervante a causa delle descrizioni lunghe e ripetitive, e irritante quando, a storia svelata, ci si rende conto che a mettere la protagonista sulla pista giusta non sono stati i messaggi, ma un altro piccolo dettaglio.

Ciò che rende piatto il romanzo è però lo stile, adatto a un Young Adult (cosa che non è), ma penalizzante per quello che invece è (o dovrebbe essere) un thriller, che si presenta carente nei dialoghi, spesso noioso e privo di suspense. 

La cosa più bella è senza dubbio
 la copertina del libro in lingua originale, decisamente più accattivante della nostra:


Reading Challenge 2024, traccia di agosto: libri con la parola libreria nel titolo

martedì 27 agosto 2024

"Il segreto della monaca di Monza", Marina Marazza

 

"Ripetuto il nome di Cristo diciamo, comandiamo e statuiamo di condannare la suddetta monaca per castigo e penitenza a perpetua prigionia nel monastero di Santa Margherita dove in piccolo carcere venga rinchiusa, la cui porta si abbia a serrare mediante muro formato di calce e sassi e quivi dimori finché avrà vita, così chiusa e murata di giorno come di notte, fino al suo trapasso."

E' questa la sentenza che si abbatte su Suor Virginia Maria, che tutti conosciamo come la Monaca di Monza. Ma Marianna, nata a Milano il 4 dicembre 1575, era stata colpita da una prima condanna quando, tredicenne, si era vista imporre la clausura dal padre, Don Martín de Leyva, conte di Monza, che aveva già chiaro come usare per sé i soldi della dote che la figlia aveva ricevuto in eredità dalla madre.
E Marianna non aveva potuto contare sull'appoggio di Clara, la zia che l'aveva cresciuta, convinta che per una donna fosse preferibile chiudersi in un convento anziché maritarsi.

Senza fare sconti alle colpe (e chiaramente non mi riferisco ai "peccati" carnali) dei vari personaggi, questa è una storia antica che porta a serie riflessioni sul presente, sulla fortuna che abbiamo avuto nel nascere in un'Europa lontana da certe imposizioni e al riparo dall'ignoranza religiosa e su come questo discorso ancora non valga per il mondo intero.

Perché cosa è successo in seguito lo sappiamo tutti. Avevo nove anni quando mia sorella mi ha letto "I promessi sposi": lei li studiava al liceo, io la ascoltavo e il triste destino della suora mi aveva colpita più di ogni altra vicenda descritta da Manzoni.

Ma solo leggendo questa splendida biografia di Marina Marazza - nata Migliavacca - ho scoperto quanto la mia conoscenza fosse superficiale (una delle cose che ignoravo è che Tommaso Marino, nonno materno di Marianna, fosse un banchiere genovese).

Opera prima, scritta nel 2014, "Il segreto della monaca di Monza" è un bel tomo di 528 pagine che scorrono veloci grazie a una prosa associabile più a un romanzo che a un saggio.
Ma, attenzione, non si tratta assolutamente di un romanzo storico: tutto ciò che l'autrice racconta è reale, personaggi, luoghi, date ed eventi, con anche interessanti rimandi a fatti storici non collegati alla vicenda e avvenuti in anni precedenti, come il processo alle streghe di Triora e l'espulsione degli ebrei da Milano per volere del re di Spagna nel 1597.

La Marazza coinvolge al punto da far dimenticare quale sia stato il destino della monaca e di Osio: creare suspense raccontando fatti noti non è da tutti, ma lei ci riesce, al punto che mi sono ritrovata a infastidirmi per lo spoiler fatto dai titoli di alcuni capitoli, per poi provare subito imbarazzo per l'assurdità della mia reazione...

Sono felice che esista un seguito ideale, "Miserere", che ha per protagonista Alma, figlia di Marianna e di Giovan Paolo.
Quello deve essere per forza un romanzo storico perché della bambina, nata nell'agosto 1604, non si hanno notizie certe dopo i primi anni passati nella residenza degli Osio, ma da una penna così sarà senz'altro uscita una storia appassionante.

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, estate: storia nel testo

martedì 20 agosto 2024

"L'estate di Garlasco", Francesco Caringella

 

Garlasco (Pavia), 13 agosto 2007.
Alle 9.10 Chiara Poggi, 26 anni, disattiva l'allarme della villetta di famiglia e apre la porta al suo assassino.
Alle 13.50 dello stesso giorno Alberto Stasi, fidanzato della vittima, ormai giunto sulla soglia della caserma dei carabinieri locali, chiama il 118 affermando che forse "una persona" è stata uccisa.
Il 17 dicembre 2014 lo stesso Alberto Stasi viene condannato a 16 anni con rito abbreviato per quell'omicidio.

Il true crime è un altro genere che non amo, ma in cui ogni tanto inciampo. Può essere strano, considerando quanto mi piacciono i thriller, i gialli e anche i noir, ma leggere di crimini reali mi crea disagio, è un genere che definisco "gossip macabro" e se questo libro non fosse stato scritto (nel 2019) da un autore di cui ho letto tutti gli altri titoli (me ne manca solo uno, ispirato anch'esso a una storia vera) non lo avrei neppure preso in considerazione.

Francesco Caringella è riuscito a cancellare la mia ritrosia scrivendo una storia molto garbata, nel rispetto delle famiglie coinvolte e, soprattutto, della giovane vittima, senza fare sconti alla pessima gestione della scena del crimine e senza sorvolare sulla serie infinita di errori commessi.

Il caso di Chiara Poggi è uno di quelli che tutti ricordiamo per via della grande attenzione mediatica di cui è stato oggetto. Non tutti gli omicidi vengono trattati allo stesso modo dai media, solo alcuni finiscono per fare storia: Novi Ligure, Erba, Avetrana, Garlasco...
Crimini brutali con l'aggravante di essere stati compiuti da qualcuno che le vittime conoscevano, spesso che addirittura amavano.
Ma il clamore non sempre è automatico e omicidi altrettanto gravi non vanno oltre alla notorietà locale: misteri del giornalismo, al pari di certe guerre di cui si fa un gran parlare per un tot di tempo e che poi spariscono dai titoloni di giornali e telegiornali, come se fossero finite, quando non è così.

E i titoli sono grosso modo l'unica cosa che leggo della cronaca nera, per cui sapevo che Stasi era stato condannato per l'omicidio dopo un bel po' di anni, ricordavo alcuni particolari, ma non conoscevo i vari passaggi che hanno portato alla condanna dopo due precedenti assoluzioni.

Questo libro spiega tutto, o per lo meno spiega tutto quello che è possibile spiegare: Stasi non è reo confesso, si è trattato di un processo indiziario. Diciannove indizi, nessuna prova.

"L’indizio è una prova logica, basata sul ragionamento, non sull’evidenza. Con la prova indiziaria si arriva a un fatto sconosciuto da uno conosciuto al quale il primo è legato da un rapporto di implicazione necessaria e stringente. Per giustificare una condanna, gli indizi devono essere certi, precisi e concordanti, dando luogo a un mosaico che non si può spiegare se non con la colpevolezza."

E i diciannove indizi erano certi, precisi e concordanti: lo hanno deciso i giudici e direi che hanno fatto bene. Mi sembra solo assurdo che abbiano escluso l'aggravante della crudeltà: Chiara è stata colpita violentemente da dieci a quindici volte alle spalle mentre scappava. Non è morta sul colpo, ma in un lasso di tempo inferiore ai trenta minuti. Non è stato abbastanza crudele?

E mentre Stasi, in carcere dal 12 dicembre 2015, da dicembre dell'anno scorso può uscire ogni giorno per esercitare il suo lavoro di contabile, Chiara Poggi è morta per sempre.

Ma chiudo con una nota di biasimo per l'autore.

Questo è il prologo del libro:


E questo è l'inizio del quarto capitolo de "Il colore del vetro":


Nel primo caso il protagonista del prologo è Francesco Attolico, inutile personaggio di fantasia che riveste il ruolo di funzionario di cancelleria nell'ultimo processo contro Stasi. Nel secondo Maurizio Salinaro è il protagonista del libro. I due capitoli proseguono praticamente identici, cambiano i nomi e qualche altro dettaglio, ma Caringella ha assurdamente plagiato se stesso.
Capisco che l'opera prima non avesse raccolto un gran numero di lettori, ma è davvero una mossa priva di senso (anche perché, diciamolo, non si trattava certo di una presentazione imperdibile!).

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, estate: scale nel testo



domenica 18 agosto 2024

"Verso Nord", Willy Vlautin

 

Reno (Nevada), un anno non precisato. Allison Johnson arriva in città in piena notte: ha 22 anni, 300$, una seria dipendenza dall'alcool, una piccola svastica tatuata sui lombi ed è incinta di tre mesi. Se n'è andata da Las Vegas perché non voleva fare sapere della gravidanza alla madre, alla sorella e, soprattutto, a Jimmy. Era stato lui a farla tatuare da un amico ed era stato lui a ingravidarla non usando il preservativo: in entrambi i casi lei era troppo ubriaca per rendersi conto di cosa stava succedendo e per reagire.
Ma in realtà se anche non fosse stata così stordita non sarebbe cambiato nulla perché Allison ha una stima personale così bassa da credere di meritare tutto quello che le succede e spesso il marcio se lo va a cercare.

Dopo aver letto a maggio il romanzo d'esordio di Vlautin, "Motel Life", e capendo di aver scoperto un autore eccezionale, avevo pensato di centellinare gli altri sui titoli perché sono pochi (per ora soltanto sei in totale), ma la speranza di veder confermata la prima impressione ha vinto.

Scritto nel 2008 (quindi a due anni di distanza dal primo), "Verso Nord" è altrettanto bello e struggente, davvero non saprei scegliere quale dei due mi sia piaciuto di più!

Ci sono delle analogie fra i due romanzi.
La città di ambientazione, Reno, che è anche il luogo di nascita dell'autore.
Un padre che abbandona la famiglia quando i figli sono ancora piccoli.
La compensazione materna che viene a mancare, anche se per ragioni completamente diverse: mentre quella dei fratelli Flannigan muore di cancro quando sono adolescenti, quella delle sorelle Johnson vive, ma non è in grado di aiutare neppure se stessa.

E queste situazioni complicate sono la miccia per le esistenze degradate, costellate da situazioni squallide, tristi e deprimenti che Vlautin racconta.

Le 224 pagine sono caratterizzate da un livello di disagio altissimo che, di nuovo, porta a provare sincero affetto per la protagonista, una giovane ragazza che avrebbe potuto avere un'esistenza del tutto normale se fosse cresciuta in un contesto più sano ed equilibrato, mentre le circostanze della vita hanno fatto di lei una fragile sbandata che cerca conforto nell'autolesionismo e in Paul Newman.

"È triste da ammettere, ma lui probabilmente è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. Tutte le volte che sono preoccupata o in ansia, penso a lui. A volte non è facile farlo apparire, ma comunque lui compare quasi sempre."

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, estate: hotel nel testo

venerdì 16 agosto 2024

"Uccidi i tuoi amici", John Niven

 

Londra, 1997. Steven Stelfox a soli 27 anni ha già raggiunto un buon livello nella gerarchia di una delle più importanti etichette discografiche inglesi e, quindi, mondiali. Il suo compito è quello di scoprire nuovi talenti musicali, capire chi può piacere e chi no, chi può sfondare e chi no, soprattutto chi è vendibile e chi no. Sommersi da demo di aspiranti band e solisti, agli scouting come lui basta fare centro una volta ogni tanto, rientrare delle spese per poi far guadagnare all'etichetta (e a se stessi) il più possibile, cercando di non inanellare troppi fiaschi in attesa del botto successivo.
E l'unico modo per sopravvivere in un mondo dove impera l'antagonismo è non farsi scrupoli, nemmeno (o soprattutto) nei confronti degli "amici".

"A volte ritorno" e "Le solite sospette" sono nella mia wish list da quando i due romanzi sono stati tradotti in italiano, rispettivamente nel 2012 e nel 2015. A ritardare il mio approccio con l'autore è stata la mia fissazione di cercare di leggere i libri in ordine cronologico e l'aver sentito paragonare "Uccidi i tuoi amici", la sua opera prima, ad "American Psycho" - lettura fatta in gioventù e che solo quattro anni fa è stata scalzata (dalla raccolta di racconti di Jauffret, "Microfictions") dal podio del libro più disturbante che abbia mai letto - aveva creato un muro fra me e Niven.

Un confronto che ora posso dire di ritenere esagerato, ma non di molto. Qui non vengono introdotti topi nella vagina di nessuna donna, ma Stelfox è un altro "bel" personaggio deviato al pari di Bateman. Un uomo che si dà un'importanza smisurata e che in realtà è un poveretto succube di svariate dipendenze, 
irriverente nei confronti di tutti, soprattutto delle donne, e spietatamente razzista, non solo nei confronti delle persone di colore ("zulù disadattati"). Non risparmia nessuno, neppure irlandesi ("inutili pezzenti") e scozzesi ("sfigati" e "merdosi"). 

E il fatto che Niven sia scozzese ha per fortuna dirottato il mio nervosismo dall'autore al suo personaggio, che ho odiato profondamente. Un deficiente che parla al suo pene:

"Ciccino, – penso, avvolgendo la cappella radioattiva in una carezza dolce e affettuosa, – come posso tenerti il broncio?"
Il romanzo - che non eguaglia Bret Easton Ellis nello splatter, ma che lo supera in scurrilità - racconta il 1997 di Stelfox in dodici capitoli titolati con i mesi dell'anno. Chiaramente c'è tantissima musica. Com'era prevedibile, nomina una quantità esorbitante di cantanti, gruppi musicali e canzoni. Ne conoscevo davvero pochi, Lennon, Bowie, le Spice Girl. Mi piacerebbe sapere se Niven si è beccato qualche querela...

"Le Spice? Quanta fame hanno quelle maiale? Avete presente le band indie che si lamentano di doversi alzare prima di pranzo una volta ogni tre mesi per comparire in un programma mattutino? Per un quarto d’ora di celebrità vi garantisco che Geri Halliwell si sarebbe alzata all’alba ogni mattina per un anno e avrebbe nuotato nuda in un fiume di sperma sieropositivo e infestato di squali – tagliando la gola a bambini, a pensionati e a malati di tumore per lasciarseli alle spalle – anche solo per un’intervista di sessanta secondi a un tg regionale."
Ma una bella sorpresa c'è stata: pensavo che il titolo fosse umoristico, invece avvengono davvero dei crimini e la parte gialla mi ha coinvolta. Purtroppo è marginale in mezzo alla visione contorta del mondo che ha questo lurido personaggio, ma sufficiente a farmi sopportare i suoi eccessi e le sue perversioni per arrivare a pagina 352 e scoprire come sarebbe andata a finire.

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, estate: onda nel testo


mercoledì 14 agosto 2024

"La bottega del cioccolato", Philibert Schogt

 

Toronto (Canada), inizio primavera 2001. Joop Daalder, nato in Olanda nel 1939, vive da trent'anni in Canada dove si era trasferito con moglie e figlio inseguendo un sogno, quello di sfornare praline di cioccolato dal mattino alla sera. Sogno realizzato: dopo un primo anno di assestamento, la Cioccolateria Daalder era diventata un punto di riferimento per la città e per chi sapeva riconoscere e apprezzare l'eccellenza del prodotto.
Ma adesso tutto è cambiato: l'apertura di un lussuoso MegaDali ha fatto capitolare in fretta i piccoli negozi della via. E il pensionamento forzato inasprisce il già terribile caratteraccio di Joop, accentuando il senso di emarginazione che lo aveva accompagnato fin da bambino.

Come il protagonista del libro, anche il suo autore è nato in Olanda (ad Amsterdam, nel 1960) e si è poi trasferito in Canada, dove è cresciuto tornando successivamente in patria.

"La bottega del cioccolato", scritto nel 2002, titolo originale "Daalder", di dolce ha solo la copertina e la descrizione delle praline sfornate da Joop: ringrazio il caldo infernale di questi giorni perché mi ha impedito di ingozzarmi di cioccolato, tanta è la voglia che le descrizioni del libro scatenano!

La storia inizia dal presente, quando Joop ha 62 anni ed è costretto a chiudere bottega: uno dei tanti casi in cui il più forte (la catena di supermercati MegaDali) schiaccia il più debole. Non solo la cioccolateria, ma anche il gelataio italiano, la drogheria vietnamita e tutte quelle attività minori che non possono competere con i giganti (e qui Schogt cade in fastidiosi stereotipi con l'italiano che fa una sceneggiata quando perdono la causa in tribunale e i vietnamiti remissivi che, invece, accettano la misera buonuscita offerta lasciando immediatamente libero il locale).

Con la chiusura del negozio c'è il salto temporale nel passato, con Joop bambino, terzo figlio tardivo e non voluto di una coppia di intellettuali già ampiamente soddisfatti dalle due figlie maggiori plasmate a loro immagine, tutti e quattro indifferenti a quell'intruso impermeabile alla cultura e alla musica che tanto li appassiona.

Joop cresce quindi come un corpo estraneo alla famiglia e non c'è da stupirsi se, più che in altezza, cresce in scontrosità e scortesia.
Ho letto pesanti critiche su questo personaggio, che di certo non è accattivante, ma che va capito, senza contare che chi lo considera odioso in ambito lavorativo chiaramente non si è mai trovato a contatto con il pubblico!

"Che modo stupendo di andarsene": è così che Joop ricorda il suo maestro, morto a 68 anni mentre insultava un cliente ^^

Da genovese apprezzo sempre i personaggi burberi e il libro è stata per me una piacevole lettura, con un finale bello in tutta la sua amarezza, un cane dal nome simpatico (Ronnie-Boy Johnjhon) e qualche stoccata animalista dell'autore, con animali cucinati che odorano di decomposizione e con le "bancarelle dell'orrore" che al mercato espongono lepri e conigli scuoiati e teste di agnello mozzate.

Reading Challenge 2024, traccia vagabonda agosto: Paesi Bassi

lunedì 12 agosto 2024

"Come uccidere la tua famiglia", Bella Mackie

 

Londra, giorni nostri. Grace Bernard ha 28 anni e da quattordici mesi è reclusa nel carcere di Limehouse per l'omicidio di Caro Morton. Un errore giudiziario, Caro è caduta da sola dal terrazzo del suo appartamento, non è stata lei a spingerla di sotto. Ma questo non vuol dire che Grace sia innocente: di persone ne ha uccise ben sei e tutte appartenevano alla sua famiglia, pur essendo di fatto degli estranei.
In prigione decide di scrivere le sue memorie, una confessione che i posteri leggeranno solo dopo la sua morte. O almeno questa sarebbe la sua intenzione...

Bella Mackie, inglese classe 1983, dopo aver lavorato come giornalista e aver scritto un saggio su come la corsa l'abbia aiutata a superare i suoi problemi psicologici, ha raggiunto il successo con questo romanzo nel 2021.

"Tagliente, onesto, graffiante, divertentissimo": così viene descritto nella sinossi, dove viene definito anche "un fenomeno editoriale senza precedenti".

Quanta esagerazione! E' un libro carino, nulla di più e nulla di meno.

Un libro deludente se si pensa di leggere un thriller perché non lo è, appartenendo invece al filone crime umoristico (senza mai arrivare a essere "divertentissimo") che decisamente non amo, ma in cui ciclicamente inciampo. 

La giovane Grace - caratterizzata da un cinismo così assoluto da risultare inverosimile, come alcune dinamiche del libro - a 13 anni ha cominciato a tramare la sua vendetta nei confronti del padre di cui è figlia illegittima. Una carogna d'uomo, indubbiamente, ma se ogni figlio non riconosciuto dal padre facoltoso mettesse in pratica una strage come quella attuata da Grace, tutte le famiglie ricche del mondo sarebbero state sterminate da secoli (e forse non sarebbe stata una brutta cosa).

Grace, oltre ad essere cinica, è anche piuttosto antipatica, altezzosa, arrogante e presuntuosa, ma qua e là la Mackie le mette in bocca affermazioni pienamente condivisibili.

"Per i milionari le tasse sono come il cambiamento climatico per alcune persone: un problema di giustizia sociale per cui vale la pena scendere in piazza. I ricchi di tutto il mondo sono tendenzialmente convinti di essersi guadagnati i soldi che hanno. Non hanno tempo per discussioni teoriche volte a stabilire se una sola persona possa davvero meritare quel tipo di benessere."

Il libro scorre perché è una lettura facile, incuriosisce quanto basta e non necessita di grande concentrazione, con un finale decisamente inaspettato, che lo rende originale e questo ai miei occhi gli ha fatto guadagnare molti punti, pur continuando a ritenerlo solo un libro carino.

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, estate: anno nel testo

sabato 10 agosto 2024

"Sorella, mio unico amore", Joyce Carol Oates

 

Fair Hills (New Jersey). Edna Louise (Bliss) Rampike avrebbe compiuto 7 anni il giorno dopo, ma verso mezzogiorno del 29 gennaio 1997 il suo cadavere viene trovato nel locale caldaia della grande casa di famiglia al 93 di Ravens Crest Drive. Era stata la madre alle sei del mattino ad accorgersi che la bambina non era nel suo lettino. Dopo averla sommariamente cercata aveva svegliato il figlio maggiore, Skyler, 9 anni, che nell'intontimento del brusco risveglio (e non solo per quello) non riusciva a capire perché la madre continuasse a chiedergli cosa avesse fatto a Bliss, dove avesse portato la sua sorellina, se l'avesse nascosta lui...
Ma lui ricordava soltanto di essersi rifiutato di aiutare Bliss quando la sera prima era entrata in lacrime nella sua stanza chiedendogli per l'ennesima volta di aiutarla a sistemare il letto perché aveva di nuovo bagnato le lenzuola.

"Skyker, aiutami, nel mio letto c'è qualcosa di brutto"

Dieci anni dopo la voce della sorellina rimbomba ancora nelle sue orecchie. Adesso ne ha 19 e crescendo ha sviluppato una forte dipendenza dai farmaci. Dopo la morte di Bliss è passato da un centro di recupero all'altro e ora è pronto a raccontare la sua verità su quell'omicidio che ha interrotto la vita di Bliss e distrutto la sua.

Scritto nel 2008, "Sorella, mio unico amore" è un romanzo di fantasia fino a un certo punto perché fortemente ispirato a un vero fatto di cronaca accaduto negli Stati Uniti il giorno di Natale del 1996. La bambina uccisa nella realtà si chiamava JonBenet Ramsy, aveva 7 anni ed era una reginetta di bellezza.
Avevo registrato su Sky Crime il documentario dedicato al suo caso e ho iniziato a guardarlo dopo aver finito il libro, ma dieci minuti mi sono bastati per inquadrare il pessimo taglio gossipparo della trasmissione. Mi sono quindi accontentata di leggere la pagina dedicata al caso su Wikipedia e direi che le analogie fra la morte della bambina vera e quella inventata dall'autrice sono quasi totali.

Cambia il finale perché se l'omicidio di JonBenet è un cold case senza colpevole, nel libro non mancano invece gli sviluppi e - dopo aver letto Wikipedia - li trovo del tutto plausibili.

La Oates fa raccontare la storia da Skyler, il fratello di Bliss, maggiore di tre anni. Ne aveva quindi nove quando la sorella è stata uccisa ed è dieci anni dopo (nel 2007) che inizia a scrivere quello che definisce "documento".

Un documento eccezionalmente lungo. Troppo lungo. E' questo l'unico difetto del libro: 672 pagine sono troppe e - se nei primi due terzi ho amato le tante divagazioni della Oates, apprezzando il modo in cui sfrutta le note, i meravigliosi passaggi dalla prima alla terza persona e la sua grande capacità di concatenare i discorsi (è il libro con il maggior numero di parentesi che abbia mai letto, senza far mai perdere il filo al lettore in certi punti ricorre anche alle parentesi quadre, in aggiunta a quelle tonde) - nelle ultime duecento pagine che precedono la cinquantina finale la storia perde dinamismo diventando a tratti anche noiosa.
Questo succede in particolare in uno degli ultimi capitoli, il più lungo, dove viene raccontata la vita di Skyler dopo la morte della sorellina ("E dal quel momento vissero tutti orribilmente") e mi dispiace non essermi appassionata anche a lui, che è un'altra vittima della vicenda, un bambino e poi un ragazzo davvero sfortunato (altro che David Copperfield).

Bliss e Skyler, due bambini con un padre assente che misura l'affetto per i figli in proporzione alle soddisfazioni che riesce a trarre da loro e con una madre irrisolta che riversa sulla figlia (dopo averci già provato col maschio) le sue ambizioni mancate.

Mentre la madre di JonBenet iscriveva la figlia ai concorsi di bellezza (quelle pagliacciate tremende dove i bambini vengono agghindati da adulti per il godimento di genitori malati di successo e dei pervertiti), la Oates fa di Bliss una pattinatrice prodigio a cui non viene risparmiato l'obbligo di trasformarsi in femme fatale sotto le luci dei riflettori ("Mamma l’aveva addestrata a spalancare gli occhi blu cobalto e a sorridere in un certo modo").

Una donna che appena un anno dopo aver perso la figlia lancia una linea cosmetica tutta sua, "Profumo del paradiso", con tanto di bambola con le fattezze di Bliss.

"Essere famosi! In America, cos'altro conta?"

Un libro denuncia, molto preciso, eccetto quando - all'inizio del capitolo intitolato "Profanatore" - ci dice: "La telefonata arrivò poco dopo le otto di mattina del 29 gennaio 1997Era un sabato"


Ma ci vuole tanto a controllare?!?

Reading Challenge 2024, traccia annuale marzo, Sanremo: abbino il libro a "Un abbraccio unico" (2014)

sabato 3 agosto 2024

"Una famiglia moderna", Helga Flatland



«Entrambi sentiamo che si è esaurito tutto, che ognuno dei due ha avuto dall’altro – e da questo matrimonio – tutto ciò che poteva prendere. Non vediamo più alcun futuro insieme»
Litorale laziale, 15 aprile 2016. Sono queste le parole che tre fratelli norvegesi - due donne e un uomo - sentono pronunciare dal proprio padre durante la cena organizzata per il suo settantesimo compleanno. Sono insolite le separazioni nella terza età, dopo una vita trascorsa insieme, e l'età adulta non risparmia ai figli il dispiacere e il trauma del vedere andare in pezzi quella solidità data per scontata da decenni. Helga Flatland è nata nel 1984 in un piccolo villaggio della Norvegia meridionale quasi omonimo del suo cognome, Flatdal. Già autrice di una trilogia che ha per protagonisti tre soldati norvegesi stanziati in Afghanistan e di un paio di libri per bambini, ha pubblicato questo romanzo nel 2017 vincendo il premio annualmente assegnato dai librai norvegesi.
Da noi è arrivato a luglio di due anni fa e ricordo le lamentele che giravano in rete a causa di alcune affermazioni poco felici nei confronti di noi italiani in cui si va a impattare nel primo capitolo. La famiglia al gran completo si è regalata una settimana in Italia per festeggiare il compleanno di Sverre e il libro comincia mentre stanno per atterrare a Fiumicino quando Liv, la prima voce narrante, guardando dal finestrino pensa "che, nel paese sotto di noi, più di metà della popolazione trova normalissimo picchiare i bambini". Proseguendo veniamo etichettati come "graziosi italianucci" in relazione ai tavoli e alle sedie dei ristoranti inadatti alle dimensioni dei norvegesi. Ovviamente le famiglie italiane presenti nel locale si abbuffano, gesticolano e parlano a voce alta. E poco oltre compare anche una vecchia vestita di nero seduta davanti alla propria casa a fare niente. Purtroppo nulla di tutto ciò è privo di infondatezza, ma i pregiudizi e le generalizzazioni della Flatland sono irritanti. Per fortuna la vacanza italiana dei cari norvegesoni dura poco e la lettura prosegue piacevolmente grazie alla scrittura fluida dell'autrice e alla struttura che porta a scoprire - nell'arco di due anni - i modi (differenti) in cui reagiscono e si adattano i tre fratelli alla separazione degli anziani genitori, ma anche la ricostruzione delle dinamiche familiari da quando erano bambini fino al presente. Liv, Ellen e Håkon - che nel 2016 hanno rispettivamente 40, 38 e 30 anni - sono le voci narranti dei capitoli che li riguardano (il primo e il terzo per Liv, il secondo e il quarto per Ellen, l'ultimo per Håkon).
E di moderno in questa famiglia c'è davvero poco: volendo seguire la Flatland lungo il sentiero dei luoghi comuni, questa è una famiglia molto più italiana che norvegese! Tradizionalista all'estremo, con al centro un padre che tutti hanno posto sul piedistallo, una madre che ha dedicato l'intera esistenza al marito e ai figli, questi tre alla perenne ricerca dell'approvazione del genitore maschio, le due figlie costantemente in contrasto con la madre e il figlio mammone. E ancora, una figlia che ha riprodotto la famiglia di origine in quella che ha formato con il marito, l'altra alle prese con il ticchettio dell'orologio biologico e il maschio che si scotterà rendendosi conto di quanto fossero relativi tutti i suoi proclami sull'amore libero.
Mi è anche venuto il dubbio che l'aggettivo del titolo sia stato scelto ironicamente perché di sicuro non c'è nulla dell'emancipazione che ci si aspetta da un popolo nord europeo, ma - al di là della latitudine - non è normale cercare ancora il consenso genitoriale da adulti come succede a questi personaggi, tutti privi indipendenza emotiva, non solo Liv, come si legge.

Fra una perplessità e l'altra, è comunque un libro godibile che coinvolge il giusto. L'anno scorso è stato tradotto anche il romanzo successivo dell'autrice, "Fino alla fine", che leggerò senz'altro, sperando che la Flatland abbia preso di mira qualche altra nazione ^^

Turismo di immagini: l'arcipelago dove sorge Lillesand, la località dove la famiglia possiede la casa delle vacanze.


Reading Challenge 2024, traccia vagabonda agosto: Norvegia


giovedì 1 agosto 2024

Reading Challenge: le tracce di agosto

 

TRACCE MENSILI

Libere:
  • libri con la parola "libreria" nel titolo
    Mezzanotte alla libreria delle Grandi Idee, Matthew Sullivan (3 punti)
  • libri con robot o cyborg
  • libri con una finestra in copertina
    L'incubo di Hill House, Shirley Jackson (2 punti)

Traccia gioco di società: Jumanji, libri ambientati in altri mondi


Traccia vagabonda: 
  • Norvegia: Una famiglia moderna, Helga Flatland (3 punti)
  • Paesi Bassi: La bottega del cioccolato, Philibert Schogt (3 punti)

Traccia annuale Festival di Sanremo: da cinque a dieci libri abbinabili alle canzoni in gara dal 1951 a oggi (29 punti)
  • Madre d'ossa, Ilaria Tuti
  • L'orizzonte della notte, Gianrico Carofiglio
  • Giardino di primavera, Tomoka Shibasaki
  • Il gioco di Alice, Claudia Notarrigo
  • Il colore del vetro, Francesco Caringella
  • Gente, Alan Bennett
  • Il primo sole dell'estate, Daniela Raimondi
  • Monsieur Ladoucette e il club dei cuori solitari, Julia Stuart
  • Due sorelle, David Foenkinos
  • Sorella, mio unico amore, Joyce Carol Oates

Traccia stagionale crucipuzzle, estate:
  • David Copperfield, Charles Dickens (10 punti)
  • Come uccidere la tua famiglia, Bella Mackie (4 punti)
  • Uccidi i tuoi amici, John Niven (3 punti)
  • Verso Nord, Willy Vlautin (2 punti)
  • L'estate di Garlasco, Francesco Caringella (2 punti)
  • Il segreto della monaca di Monza, Marina Marazza (5 punti)

I miei punti di agosto: 66