Stazione di Ostuni (BR), settembre 2005. E' qui che si perdono le tracce di Manuela: la ragazza, dopo aver trascorso un lungo week-end ad Alberobello in compagnia di una trentina di amici e volendo rientrare a Bari prima del previsto, la domenica pomeriggio si è fatta accompagnare in stazione da una coetanea conosciuta in quei giorni. Il bigliettaio ricorda di averle venduto il biglietto, ma Manuela non è mai tornata a casa.
Sei mesi dopo l'avvocato Guerrieri viene coinvolto nella vicenda da un collega civilista che rappresenta la famiglia di Manuela: di lì a poco le forze dell'ordine archivieranno la scomparsa, le indagini svolte non hanno dato frutti, Manuela è maggiorenne ed è lecito pensare che abbia deciso spontaneamente di far perdere le proprie tracce.
Per evitare di far chiudere il caso occorre trovare una nuova pista da seguire e per farlo serve un avvocato penalista: Guido, che - convinto che se ci fosse stato qualcosa da scoprire lo avrebbero fatto a suo tempo i carabinieri - anziché avvalersi dell'opera di un investigatore privato, decide di occuparsene direttamente lui.
Seguendo i consigli dell'ispettore Tancredi e del Maresciallo Navarra, sa cosa chiedere a quella manciata di persone che possono avere qualcosa da raccontare in merito alla sparizione di Manuela, come Caterina, la sua migliore amica. O Nicoletta, l'altra amica con cui divideva l'appartamento di Roma, dove entrambe studiavano. Oppure Anita, la ragazza che l'ha accompagnata in stazione. Ci sarebbe anche Michele, l'ex fidanzato, che però quando Manuela è scomparsa era all'estero e che comunque tramite il proprio legale informa Guerrieri di non volergli concedere alcun colloquio...
Quarto romanzo della serie, quello più giallo, dove, a differenza degli altri, la parte processuale si riduce a un paio di capitoli in cui vengono marginalmente descritte le cause di cui Guerrieri si occupa mentre indaga sul caso di Manuela.
La bravura di Carofiglio è legata anche al raccontare le vicende senza mai ripetere (per lo meno per ora) lo stesso meccanismo, cosa che succede spessissimo, non solo fra gli scrittori di gialli o di thriller.
Essendo lettura recente, mi viene automatico un confronto con la Tuti, il cui secondo romanzo è davvero troppo simile al primo: in entrambi i casi abbiamo lo stesso protagonista e la stessa ambientazione, ma Carofiglio ha scritto quattro storie diverse, la Tuti no.
Altro raffronto: anche Carofiglio racconta molto del privato del suo protagonista (in questo romanzo più che nei precedenti), ma lo fa con grande intelligenza, inglobando quello che accade a Guerrieri, cose piccole e non, nella vicenda, vicenda che resta così la vera protagonista. La Tuti insiste troppo sul passato (in "Ninfa dormiente" non limitandosi nemmeno alla protagonista, ma dando largo spazio alla sua spalla) e anche quando ciò che accade ai suoi personaggi nel privato potrebbe incastrarsi nel racconto della storia grazie allo stesso piano temporale, lo fa spezzando fastiosamente il filo del racconto.
Un'ultima considerazione: anche in questo libro traspare come Carofiglio abbia maggiore fiducia nel lavoro delle forze dell'ordine rispetto a
Quarto romanzo della serie, quello più giallo, dove, a differenza degli altri, la parte processuale si riduce a un paio di capitoli in cui vengono marginalmente descritte le cause di cui Guerrieri si occupa mentre indaga sul caso di Manuela.
La bravura di Carofiglio è legata anche al raccontare le vicende senza mai ripetere (per lo meno per ora) lo stesso meccanismo, cosa che succede spessissimo, non solo fra gli scrittori di gialli o di thriller.
Essendo lettura recente, mi viene automatico un confronto con la Tuti, il cui secondo romanzo è davvero troppo simile al primo: in entrambi i casi abbiamo lo stesso protagonista e la stessa ambientazione, ma Carofiglio ha scritto quattro storie diverse, la Tuti no.
Altro raffronto: anche Carofiglio racconta molto del privato del suo protagonista (in questo romanzo più che nei precedenti), ma lo fa con grande intelligenza, inglobando quello che accade a Guerrieri, cose piccole e non, nella vicenda, vicenda che resta così la vera protagonista. La Tuti insiste troppo sul passato (in "Ninfa dormiente" non limitandosi nemmeno alla protagonista, ma dando largo spazio alla sua spalla) e anche quando ciò che accade ai suoi personaggi nel privato potrebbe incastrarsi nel racconto della storia grazie allo stesso piano temporale, lo fa spezzando fastiosamente il filo del racconto.
Un'ultima considerazione: anche in questo libro traspare come Carofiglio abbia maggiore fiducia nel lavoro delle forze dell'ordine rispetto a