domenica 8 settembre 2019

"Follia profonda", Wulf Dorn


Fahlenberg (Germania), 2009. E’ passato un anno dagli eventi che hanno fatto luce sul passato della famiglia Forstner. Jan ha 36 anni, è rimasto a vivere nella cittadina natia e continua a esercitare presso la Waldklinik. Ed è in clinica che riceve un mazzo di rose baccara, regalo insolito per un uomo che lui interpreta come un segnale di riappacificazione con la sua compagna, momentaneamente assente per lavoro. Ma basta una telefonata per capire che il mittente è un altro… ma di chi può trattarsi? Una delle sue tante pazienti? Un’infermiera? Una collega? Alle rose seguono un paio di disegni inquietanti, poi cominciano le telefonate.
Jan è vittima di una stalker, ma è quando un suo conoscente viene brutalmente ucciso dopo una violenta lite con una donna, fuggita prima dell’arrivo della polizia, che comincia a preoccuparsi sul serio. Perchè Volker Nowak era un giornalista e la sera in cui è morto avrebbe dovuto incontrarsi con Jan, aveva urgente bisogno del suo parere professionale su un omicidio avvenuto un anno prima e di cui stava seguendo una nuova traccia.

Questo romanzo chiude la “trilogia” di Dorn: trilogia fra virgolette perché l’unico collegamento fra “La psichiatra” e i libri successivi è l’ambientazione, mentre ne “Il superstite” e in questo troviamo gli stessi protagonisti. Le storie sono autoconclusive, ma è bene leggerli in ordine per i rimandi che vengono fatti in “Follia profonda” riguardo alla vicenda di Jan.

E “Follia profonda” è quello che mi è piaciuto di più dei tre, e di parecchio.

Il tema è quello dello stalking, che Dorn nella postfazione dice di aver sempre (cioè nei due precendenti romanzi…) evitato perché già troppo sfruttato nei thriller e di aver ceduto quando “di colpo ho trovato la chiave per il mio thriller sullo stalking: la paura pura e semplice”.

Una precisazione che mi lascia un po’ perplessa perché il femminicidio dimostra ampiamente come non sia il caso di fermarsi al fastidio, ma che sia bene avere paura di uno stalker.
O di una stalker: a me è sembrata questa l’idea originale, forse perché – probabilmente per puro caso – nelle mie letture non ho riscontrato l’abuso di cui parla l’autore e di libri sull’argomento ricordo solo il recente “Ad occhi chiusi” di Carofiglio.

Comunque, se anche non definirei mai “Follia profonda” un romanzo horror, Dorn è finalmente riuscito a creare una bella suspense e a trasmettermi quell’ansia fondamentale in un buon thriller, in definitiva quello che mi era mancato negli altri due romanzi.

Questa volta la narrazione è davvero incalzante. La storia, a eccezione di un paio di forzature evitabili, è bella (nella sua brutalità), ben costruita, gli episodi del passato alla base di quelli del presente (questo sì che è un meccanismo stra-abusato) sono ben spiegati e il libro si chiude con un bel colpo di scena.

La cosa particolare è che Dorn continua ad usare protagonisti psichiatri che avrebbero bisogno di una bella terapia al pari dei pazienti che curano.

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di settembre. Lo collego a "Il superstite" perchè dello stesso autore