Londra,
20 marzo 2012. La capitale britannica è in grande fermento: mancano
tre mesi al Giubileo di diamante della regina e quattro mesi
all’inizio delle Olimpiadi, due eventi che aumentano in maniera
esponenziale il rischio di attentati terroristici.
Ma sarà un
piccolo trafiletto pubblicato su un quotidiano della sera ad attirare
l’attenzione di Kate, giornalista del “Daily Post”: al 63 di
Howard Street, nel quartiere di Woolwich dove sono in corso grossi
lavori di riqualifica, gli operai hanno rinvenuto dei resti umani nel
giardino di una delle case in demolizione. Ossicini minuscoli,
sicuramente appartenenti a un neonato. La sepoltura risale a molti
anni prima, cosa che rende improbabile riuscire a capire da chi e
perché, ma Kate fiuta una possibile grande storia.
Altre due donne
hanno letto la notizia e per loro è stata una deflagrazione: per
Angela, che non è mai riuscita a superare il dramma che ha colpito
la sua famiglia 42 anni prima, e per Emma, che da 27 vive nel terrore
che il suo segreto venga scoperto.
Tanto
non mi è piaciuto “Il bambino” di Sebastian Fitzek, quanto
questo di Fiona Barton mi ha appassionata, al pari del suo primo
romanzo, “La vedova”.
Sono
passati due anni dal caso di Bella Elliott e ritroviamo sia la
giornalista Kate Waters che l’investigatore Bob Sparkes. Lui qui ha
un ruolo marginale, mentre lei è quasi la protagonista (risultando
decisamente più piacevole rispetto al libro precedente) di questa
storia tutta al femminile. I tanti capitoli, brevi e calzanti,
alternano la sua voce, quella di Emma (l’unica a parlare in prima
persona) e quella di Angela, ma anche quella di Judith, la madre di
Emma.
Decisamente
un cold case (e a me piacciono moltissimo) dove
la Barton è bravissima a saltare fra i vari personaggi e fra i tre
piani temporali senza mai disperdere l’attenzione di chi legge,
senza fare confusione e riuscendo a far crescere la suspense
nonostante
già al 29% del libro si intuisca
quello che è successo. Questa cosa, che normalmente andrebbe
considerata come un grandissimo difetto per un thriller, in questo
caso non disturba, proprio per la capacità dell’autrice di rendere
appassionanti le vicende che racconta.
Reading
Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di settembre.
Lo collego a "Il bambino"
di Sebastian Fitzek
perchè hanno
lo stesso titolo