domenica 22 settembre 2019

"Il bambino", Fiona Barton


Londra, 20 marzo 2012. La capitale britannica è in grande fermento: mancano tre mesi al Giubileo di diamante della regina e quattro mesi all’inizio delle Olimpiadi, due eventi che aumentano in maniera esponenziale il rischio di attentati terroristici.
Ma sarà un piccolo trafiletto pubblicato su un quotidiano della sera ad attirare l’attenzione di Kate, giornalista del “Daily Post”: al 63 di Howard Street, nel quartiere di Woolwich dove sono in corso grossi lavori di riqualifica, gli operai hanno rinvenuto dei resti umani nel giardino di una delle case in demolizione. Ossicini minuscoli, sicuramente appartenenti a un neonato. La sepoltura risale a molti anni prima, cosa che rende improbabile riuscire a capire da chi e perché, ma Kate fiuta una possibile grande storia.
Altre due donne hanno letto la notizia e per loro è stata una deflagrazione: per Angela, che non è mai riuscita a superare il dramma che ha colpito la sua famiglia 42 anni prima, e per Emma, che da 27 vive nel terrore che il suo segreto venga scoperto.

Tanto non mi è piaciuto “Il bambino” di Sebastian Fitzek, quanto questo di Fiona Barton mi ha appassionata, al pari del suo primo romanzo, “La vedova”.

Sono passati due anni dal caso di Bella Elliott e ritroviamo sia la giornalista Kate Waters che l’investigatore Bob Sparkes. Lui qui ha un ruolo marginale, mentre lei è quasi la protagonista (risultando decisamente più piacevole rispetto al libro precedente) di questa storia tutta al femminile. I tanti capitoli, brevi e calzanti, alternano la sua voce, quella di Emma (l’unica a parlare in prima persona) e quella di Angela, ma anche quella di Judith, la madre di Emma.

Decisamente un cold case (e a me piacciono moltissimo) dove la Barton è bravissima a saltare fra i vari personaggi e fra i tre piani temporali senza mai disperdere l’attenzione di chi legge, senza fare confusione e riuscendo a far crescere la suspense nonostante già al 29% del libro si intuisca quello che è successo. Questa cosa, che normalmente andrebbe considerata come un grandissimo difetto per un thriller, in questo caso non disturba, proprio per la capacità dell’autrice di rendere appassionanti le vicende che racconta.

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di settembre. Lo collego a "Il bambino" di Sebastian Fitzek perchè hanno lo stesso titolo