Torino,
2010. Il telefono squilla a casa della 66enne Elena Greco. La
chiamata arriva da Napoli, sua città natia. All'altro capo del filo
c'è Rino, il figlio quarantenne di Raffaella, da sempre la sua
migliore amica.
L'uomo
le chiede se ha notizie di sua madre che sembra essere scomparsa. No,
non la sente da diversi anni. Ma - mentre l'uomo è agitato e
continua a chiamare Elena in cerca di aiuto - lei non si scompone e
si limita a suggerirgli di controllare se in casa manca qualcosa:
manca tutto, vestiti, accessori, ecc... La madre ha anche tagliato la sua immagine dalle foto che la ritraevano!
Elena
non si preoccupa, ma sente tornare quella rabbia che nel corso della
vita ha provato tante volte verso la sua amica. Un'amica tanto
diversa da lei, nell'aspetto, nel carattere, nelle scelte.
E
così, mentre capisce che l'altra ha messo in pratica quel desiderio
di volatilizzarsi che l'ha sempre accompagnata, cancellando così
anche tutta la loro storia, Elena quella storia non vuole
dimenticarla.
Allora
accende il computer e comincia a scriverla...
Primo
volume della tetralogia di Elena Ferrante: nonostante siano passati
otto anni dalla pubblicazione, nonostante il grandissimo successo
della saga, nonostante la serie TV e nonostante il gran parlare che
si è fatto sia dei libri che della serie, sono riuscita a evitare
clamorosi spoiler proprio perchè avevo intenzione di leggere i libri
e grazie alla traccia casata della Reading Challenge il
fatidico "prima o poi" è finalmente arrivato.
Questa
prima parte mi ha conquistata, una storia bellissima scritta
benissimo che merita tutto il successo avuto, non solo in Italia.
Quello
che ho raccontato rappresenta soltanto il prologo. Da lì la vicenda
fa un grosso balzo indietro, al 1950, portandoci nella periferia est
di Napoli, in un cortile del rione Luzzatti, quartiere Gianturco. E'
lì che nasce l'amicizia fra Lenù (Elena), la figlia dell'usciere
comunale, e Lila (Raffaella), la figlia dello scarparo.
Hanno
sei anni e il libro racconta le loro vite nei dieci successivi,
quindi infanzia e adolescenza, concludendosi (senza concludersi:
forse è presto dirlo dopo averne letto soltanto uno, ma credo si
tratti di un unico libro diviso in quattro volumi) con un matrimonio
(la copertina fa spoiler da sè).
Ci
descrive un rapporto d'amicizia particolare, fatto di complicità e
di affetto, sì, ma anche di competizione e di idealizzazione, quanto
meno da parte di Elena, la voce narrante, nei confronti dell'amica.
Ma
trovo riduttivo definire questo libro come la storia di due amiche.
La vera protagonista è l'Italia del dopoguerra e degli anni '50.
La
Ferrante, senza neppure uscire da un unico rione, è bravissima
a raccontare attraverso i tanti personaggi la società di allora,
quando le donne - remissive, indegne anche di studiare - cercavano
nell'uomo - l'unico forte di diritto - quella protezione di cui era
obbligatorio avere bisogno. Quando la violenza in famiglia da parte
di padri, fratelli o mariti veniva considerata normale. E quando era
normale sottomettersi al mafioso, al potente (questo non credo che
sia cambiato).
Ma anche una società spensierata, seppur nella miseria, con una fiducia nel futuro che noi non siamo più in grado di provare, in parte con ragione, in parte perchè siamo diventati via via sempre più incontentabili.
Napoli
non è Genova, ma si somigliano e Sampierdarena non è Gianturco, e non
si somigliano, sicuramente non a quell'epoca, ma ho ritrovato nel
libro i racconti di mia madre (classe 1939), i giochi, gli scherzi, le
botte in cortile con gli altri bambini del rione, gli studi che quasi
tutti abbandonavano presto per cominciare a lavorare, le gite al mare
a Castello Raggio da ragazzini, il primo fidanzatino a 15 anni (anche
l'ultimo, era mio padre)...
Con
meno leggerezza, ma con più coinvolgimento, ho ritrovato anche i racconti di mio nonno: a Genova
non c'era la camorra, ma anche qui c'erano quelli che si erano arricchiti sulla miseria
degli altri al mercato nero durante la guerra. E lui se li ricordava
tutti.
Reading
Challenge 2019: questo testo risponde alla Traccia casata di
settembre "un libro tratto dalla black list dei bambini
sperduti"