sabato 14 settembre 2019

"Il bambino", Sebastian Fitzek


Berlino, giorni nostri. Il 45enne Robert Stern è un avvocato penalista di successo e la sua casa rispecchia la sua vita: una villa splendida all'esterno e desolatamente vuota dentro. Non ha mai superato la tragedia che lo ha colpito dieci anni prima: la morte di Felix, il figlio cercato a lungo e morto due giorni dopo la nascita. Un caso di "morte in culla". 
In seguito al lutto, il matrimonio non ha retto e, mentre l'ex moglie Sophie è riuscita a rifarsi una vita, si è risposata e ora è madre di due gemelline, Robert non ce l'ha fatta, arrivando a chiudere ogni nuova storia appena si accorgeva che quello stato di benessere stava attenuando il dolore del ricordo di Felix. 
E' quello che è successo anche con Carina tre anni prima, ma dopo la storiella di una decina di giorni hanno mantenuto i contatti, soprattutto per volontà della ragazza. E' per questo che il 28 ottobre Robert  accetta di incontrarla in un'area industriale dismessa. La sorpresa sarà vederla arrivare con Simon Sachs e soprattutto le parole di lui: quello è il posto dove 15 anni prima ha ucciso un uomo spaccandogli la testa con un'accetta, per questo adesso ha bisogno di un avvocato.
E all'interno della fabbrica in disuso trovano davvero dei resti umani compatibili con il racconto di Simon. Peccato che Simon abbia soltanto dieci anni, un tumore al cervello in fase terminale e dica di essersi ricordato di questo e di altri omicidi da lui commessi in una vita precedente dopo una seduta di regressione ipnotica con un illustre psichiatra...

Esattamente il 14 settembre di quattro anni fa finivo di leggere e recensivo sul blog il mio primo thriller psicologico,  "La terapia" di Sebastian Fitzek,  il primo romanzo scritto dall'autore. Mi era piaciuto tantissimo, cosa che non posso dire de "Il ladro di anime" letto l'anno scorso, che avevo apprezzato, ma non ai livelli del primo. E purtroppo  l'indice di gradimento con "Il bambino" è precipitato.

In generale ho trovato la storia mal strutturata, mal raccontata e mal risolta. Trattando di parapsicologia mi aspettavo qualcosa di inverosimile, ma ad esserlo sono soprattutto gli avvenimenti concreti.

La narrazione è ripetitiva e lo stile è mediocre (cosa che sinceramente non ricordo nei due libri precedenti).
Altro dettaglio fastidioso, che però potrebbe dipendere dalla traduzione (e che ho notato anche nei romanzi di Dorn), è l'utilizzo del lei a sproposito: è vero che i tedeschi danno del lei più comunemente di quanto ormai facciamo noi italiani, ma penso che neanche loro si rivolgano con tanto riguardo alla persona che li sta massacrando di botte!
Qua e là ho colto anche espressioni e dialoghi assurdi. Ad esempio, nel corso di una telefonata dove un criminale della peggior specie sta minacciando orribilmente la sua vittima, come si fa a mettere in bocca di quest'ultima uno sbarazzino: "Ehilà, è ancora lì?"?!?
Sono piccole cose, ma stonano e alla fine aggravano il giudizio negativo, per lo meno il mio.

Ma a darmi veramente fastidio sono state soprattutto alcune descrizioni un po' troppo esplicite a tema pedofilo, del tutto superflue ed evitabili perchè basta la parola per scatenare il disgusto.

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di settembre. Lo collego a "Follia profonda" perchè entrambi gli autori sono tedeschi