Max
Eisenstein e Martin Schulse, oltre ad essere soci in affari, sono
soprattutto grandi amici. Nell’autunno del 1932 Martin torna a
vivere a Monaco di Baviera con la sua famiglia e da quel momento fra
i due uomini inizia una corrispondenza dove, in ogni lettera, non mancano mai di esprimere l'interesse e l'affetto reciproci.
Ma
in breve si arriva al 30 gennaio 1933: Hitler viene nominato
cancelliere del Reich, un evento che cambia la sorte di milioni di
persone e anche quella dell’amicizia dei due protagonisti.
Romanzo
epistolare che riporta la quindicina di lettere che Martin e Max si
scambiarono fra il 12 novembre 1932 e il 3 marzo 1934: l’autrice
disse che si trattava di una storia vera e che le lettere erano
reali.
Una
lettura veloce per numero di pagine (appena 77), ma con un peso
enorme. Il maggior pugno nello stomaco me lo ha dato la prima data di
pubblicazione, avvenuta negli Stati Uniti nel 1938. Cioè prima che
la sorte della maggior parte dei milioni di persone sopra citate si
traducesse in morte.
Pensando
al nazismo è inevitabile chiedersi come questo regime totalitario
sia riuscito ad azzerare la coscienza dei tedeschi (il “non lo
sapevamo” di una parte di loro non è oggettivamente credibile) e
questo librino lo spiega molto bene e molto semplicemente attraverso
la conversione di Martin che nell’arco di pochi mesi passa
dall’iniziare le sue lettere salutando il suo amico con un “mio
caro e vecchio Max” al terrificante “heil Hitler”, dal
chiedersi se quest’uomo sia sano di mente al parlare di lui come
del “nostro amabile Fuhrer”.
Martin,
che è sicuramente un uomo con una cultura e un’intelligenza, che nel 1932 si definisce un liberale e che riconosce in Max un amico
fraterno, in
una manciata di mesi prende le distanze da lui, ormai irrimediabilmente convinto della
legittimità dei crimini contro gli ebrei.
Un
lavaggio del cervello generale che il nazismo è riuscito a fare
giocando sporco e facile, evidenziando il disagio comune (gli anni di
estrema povertà patiti dalla Germania dopo la prima Guerra
Mondiale), facendo leva sul grande amor patrio che da sempre li caratterizza e quindi indicando loro i colpevoli di questa situazione, gli ebrei (e
non solo).
E’
storia. Tutti sappiamo com’è andata. Ce lo hanno raccontato i
nostri nonni, i nostri genitori. Lo abbiamo studiato a scuola.
Ma lo
sappiamo o lo sapevamo?
Un
centrodestra serio dovrebbe prendere le distanze da un certo tipo di
destra. Se avessi votato un politico e poi lo vedessi astenersi e
rimanere seduto quando il Senato decide su temi come il razzismo e
l’antisemitismo penso che due domande me le farei. Anche quattro.
"Il
male è male, non importa nel nome di chi venga commesso”
Reading
Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di novembre. Lo
collego a "Heather, più di tutto" perchè entrambi gli
autori sono statunitensi