Essex
(Inghilterra), estate del 1916. E’ il 5 luglio quando un giovane
colonnello, Arthur Hastings, accetta l’invito di John Cavedish a
trascorrere nel maniero della sua famiglia la convalescenza dopo una
ferita riportata in guerra. La matrigna di John ha ereditato dal
padre di questi la bella magione dove vi risiedono diverse persone,
anche estranee alla famiglia, fra cui Alfred, il secondo marito
dell’anziana signora, più giovane della moglie di una ventina
d’anni, malvisto da tutti, domestici e dipendenti compresi.
Sarà
quindi il principale sospettato quando la moglie muore per avvelenamento nella notte
fra il 16 e il 17 luglio.
Il
colonnello Hastings si farà da tramite coinvolgendo nel caso un suo vecchio conoscente recentemente incontrato in zona durante una passeggiata, un ex
funzionario della polizia belga, rifugiatosi in Inghilterra
dopo l’invasione del Belgio da parte della Germania nel 1914: Hercule
Poirot, che risolverà brillantemente “il caso
Styles”.
Primo
romanzo giallo scritto da Agatha Christie nel 1920 e prima
apparizione di Poirot. Quarto romanzo che leggo dell’autrice e
potrei limitarmi a copiare parola per parola ciò che avevo scritto
dopo aver letto “Dieci piccoli indiani”: il giallo anacronistico
non fa per me.
Anche
questa volta non trovo difetti, lo stile è scorrevole, i personaggi
sono ben delineati, la trama è ben costruita e c’è un buon colpo
di scena finale.
Ma
continuo a non riuscire ad appassionarmi al genere, nemmeno un poco.
E il tanto amato Poirot… io proprio non lo sopporto, né sulla
carta, né tanto meno sullo schermo. Più antipatico di lui trovo
solo la signora Fletcher… detto tutto.
Reading
Challenge 2019: questo testo è una traccia gold del mese di novembre