Bari,
1989. La signora Cassano è una di quelle vicine di casa che non solo
controllano tutto ciò che avviene nel caseggiato e nei dintorni, ma
che lo fanno con l’arrogante convinzione di avere pieno diritto di
impicciarsi dei fatti altrui. Fra le altre cose la signora annota le
targhe di tutte le macchine parcheggiate nei pressi del condominio
non di proprietà di chi ci abita e affronta gli estranei che
incrocia per le scale chiedendo chi sono e perché si trovano lì.
E'
così che la sua minuziosa testimonianza permette ai carabinieri di
effettuare subito un fermo per l’omicidio di Sabino Frattosio,
sgozzato nella sua cucina quel mattino. Per il 22enne Nicola non c’è
scampo: la signora Cassano lo ha riconosciuto dopo averlo
fronteggiato sulle scale e, non convinta della risposta ricevuta, lo
ha anche spiato una volta uscito dal portone, ha visto quello che ha
fatto, ha visto su quale auto è salito e ha preso il numero di
targa.
Per
il maresciallo Fenoglio sembrerebbe l’indagine perfetta, aperta e
chiusa, se non fosse che manca il movente…
Pietro
Fenoglio, torinese trapiantato a Bari, classe 1951, è il personaggio
protagonista della seconda serie di romanzi di Gianrico Carofiglio e
questo è il primo. Scritto nel 2014, quindi dopo i primi cinque
della serie dell’avvocato Guerrieri (di cui questo mese è uscito
il sesto), è stato però ambientato nell’89, vale a dire dieci
anni prima dei fatti di “Testimone
inconsapevole”.
Un
giovane Guerrieri qui compare in un cammeo, una piccola citazione
emozionante per chi, come me, ha tanto a cuore quel personaggio. Ma è
bastato questo breve romanzo per farmi innamorare anche del
maresciallo, indubbiamente un soggetto simile a quello di Guerrieri:
entrambi sono il prodotto dei principi di Carofiglio ed essendo anche
i miei era inevitabile che apprezzassi anche questa storia e i suoi
contenuti.
La
vicenda gialla questa volta viene vissuta non attraverso
l’istruttoria, ma seguendo le indagini dei carabinieri. Un giallo
semplice, ho intuito la soluzione prima di Fenoglio, indubbiamente un
difetto se ci si limita ad un esame superficiale, crimine –>
soluzione.
Ma
Carofiglio è ben altro e, come con Guerrieri, sfrutta il suo
personaggio per mettere in rilievo cosa è giusto e cosa non lo è,
nel suo solito modo raffinato e intelligente, facendo osservazioni su
cui sarebbe imbarazzante non essere d’accordo.
“Fenoglio
la odiava, la violenza. Ne aveva vista tanta, l’aveva anche usata
qualche volta, quando era inevitabile, ma la trovava ripugnante.
Divideva i colleghi in due categorie: quelli che si servivano della
violenza solo se era necessario e quelli – li detestava – che
picchiavano per il gusto di farlo”
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Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di novembre. Lo
collego a "La verità sul caso Beth Taylor" perchè
entrambi gli autori sono europei