giovedì 21 novembre 2019

"Una mutevole verità", Gianrico Carofiglio


Bari, 1989. La signora Cassano è una di quelle vicine di casa che non solo controllano tutto ciò che avviene nel caseggiato e nei dintorni, ma che lo fanno con l’arrogante convinzione di avere pieno diritto di impicciarsi dei fatti altrui. Fra le altre cose la signora annota le targhe di tutte le macchine parcheggiate nei pressi del condominio non di proprietà di chi ci abita e affronta gli estranei che incrocia per le scale chiedendo chi sono e perché si trovano lì.
E' così che la sua minuziosa testimonianza permette ai carabinieri di effettuare subito un fermo per l’omicidio di Sabino Frattosio, sgozzato nella sua cucina quel mattino. Per il 22enne Nicola non c’è scampo: la signora Cassano lo ha riconosciuto dopo averlo fronteggiato sulle scale e, non convinta della risposta ricevuta, lo ha anche spiato una volta uscito dal portone, ha visto quello che ha fatto, ha visto su quale auto è salito e ha preso il numero di targa.
Per il maresciallo Fenoglio sembrerebbe l’indagine perfetta, aperta e chiusa, se non fosse che manca il movente…

Pietro Fenoglio, torinese trapiantato a Bari, classe 1951, è il personaggio protagonista della seconda serie di romanzi di Gianrico Carofiglio e questo è il primo. Scritto nel 2014, quindi dopo i primi cinque della serie dell’avvocato Guerrieri (di cui questo mese è uscito il sesto), è stato però ambientato nell’89, vale a dire dieci anni prima dei fatti di “Testimone inconsapevole”.

Un giovane Guerrieri qui compare in un cammeo, una piccola citazione emozionante per chi, come me, ha tanto a cuore quel personaggio. Ma è bastato questo breve romanzo per farmi innamorare anche del maresciallo, indubbiamente un soggetto simile a quello di Guerrieri: entrambi sono il prodotto dei principi di Carofiglio ed essendo anche i miei era inevitabile che apprezzassi anche questa storia e i suoi contenuti.

La vicenda gialla questa volta viene vissuta non attraverso l’istruttoria, ma seguendo le indagini dei carabinieri. Un giallo semplice, ho intuito la soluzione prima di Fenoglio, indubbiamente un difetto se ci si limita ad un esame superficiale, crimine –> soluzione.

Ma Carofiglio è ben altro e, come con Guerrieri, sfrutta il suo personaggio per mettere in rilievo cosa è giusto e cosa non lo è, nel suo solito modo raffinato e intelligente, facendo osservazioni su cui sarebbe imbarazzante non essere d’accordo.

Fenoglio la odiava, la violenza. Ne aveva vista tanta, l’aveva anche usata qualche volta, quando era inevitabile, ma la trovava ripugnante. Divideva i colleghi in due categorie: quelli che si servivano della violenza solo se era necessario e quelli – li detestava – che picchiavano per il gusto di farlo

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di novembre. Lo collego a "La verità sul caso Beth Taylor" perchè entrambi gli autori sono europei