Cittadina
di cui si sa solo l’iniziale, L, del centro o sud Italia. Anni a
cavallo fra l’800 e il 900.
La
protagonista, di cui non viene mai detto il nome, ha 16 anni e mezzo
quando perde la nonna, l’unica sua parente ancora in vita.
La
donna ha trasmesso alla nipote tutto quello che sapeva e che poteva,
soprattutto le ha insegnato a cucire, facendo anche di lei una
sartina a giornata in un’epoca in cui aristocratici e ricchi
signori avevano nei loro lussuosi palazzi la stanza dedicata al
cucito dove sarte e sartine a servizio confezionavano per loro
biancheria e vestiti.
Altro
libro finito nella mia wish list dopo le entusiastiche recensioni di
Valeria del canale Read Vlog Repeat, entusiasmo che questa volta non
mi sento di condividere.
Lo stile della Pitzorno (di cui non avevo
mai letto nulla) è semplice, scorrevole, delicato, ma
l’ambientazione e la storia che qui racconta sono davvero lontanissime dalla mia comfort zone.
Al
di là del gusto soggettivo, trovo titolo e sinossi piuttosto
ingannevoli: il libro non è quello che mi aspettavo leggendoli,
vale a dire una vicenda incentrata su come il possesso di una macchina da
cucire, a manovella prima e a pedali poi, potesse garantire alle donne
quella libertà e quell’indipendenza economica che all’epoca
erano tutt’altro che facili da raggiungere. Questo aspetto è purtroppo
solo un dettaglio marginale in mezzo alla narrazione in prima persona
delle “avventure” personali della giovane protagonista e di quelle delle
signore e signorine d’alto rango per le quali cuce, dalla
marchesina Ester che lascia il marito e torna a vivere col padre, a
miss Lily Rose americana e anticonformista, dalle sorelle Provera
vittime dell’avarizia del capostipite alla centenaria e sprezzante Licina Delsorbo,
senza dimenticare l’orfanella Assuntina…
Racconti che mi hanno fatto ricordare con orrore “La piccola
Dorothy” e alcuni altri libri simili che le sorelle di mia nonna mi regalavano quando ero piccola, prima che mia
sorella mi salvasse leggendomi Edgar Allan Poe: un bell’esempio di
sliding doors fra l’innamorarsi o meno della lettura!
Dettagli
trascurabili, ma che comunque mi hanno infastidita, sono l’assenza
del nome della protagonista e la mancanza di una precisa collocazione
geografica: solo tre città reali vengono citate (Torino, Parigi e
New York), per il resto - oltre alla cittadina di L, dove si svolgono
i fatti - abbiamo P, G, F… Una scelta che non ho capito, che non
aggiunge niente al libro, anzi. Forse l’intento era quello di dare
un tocco di originalità, invece è solo una stupidaggine.
Reading
Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di novembre. Lo
collego a "La versione Fenoglio" perchè entrambi gli
autori sono italiani