domenica 24 novembre 2019

"Il sogno della macchina da cucire", Bianca Pitzorno


Cittadina di cui si sa solo l’iniziale, L, del centro o sud Italia. Anni a cavallo fra l’800 e il 900.
La protagonista, di cui non viene mai detto il nome, ha 16 anni e mezzo quando perde la nonna, l’unica sua parente ancora in vita.
La donna ha trasmesso alla nipote tutto quello che sapeva e che poteva, soprattutto le ha insegnato a cucire, facendo anche di lei una sartina a giornata in un’epoca in cui aristocratici e ricchi signori avevano nei loro lussuosi palazzi la stanza dedicata al cucito dove sarte e sartine a servizio confezionavano per loro biancheria e vestiti.

Altro libro finito nella mia wish list dopo le entusiastiche recensioni di Valeria del canale Read Vlog Repeat, entusiasmo che questa volta non mi sento di condividere.

Lo stile della Pitzorno (di cui non avevo mai letto nulla) è semplice, scorrevole, delicato, ma l’ambientazione e la storia che qui racconta sono davvero lontanissime dalla mia comfort zone.

Al di là del gusto soggettivo, trovo titolo e sinossi piuttosto ingannevoli: il libro non è quello che mi aspettavo leggendoli, vale a dire una vicenda incentrata su come il possesso di una macchina da cucire, a manovella prima e a pedali poi, potesse garantire alle donne quella libertà e quell’indipendenza economica che all’epoca erano tutt’altro che facili da raggiungere. Questo aspetto è purtroppo solo un dettaglio marginale in mezzo alla narrazione in prima persona delle “avventure” personali della giovane protagonista e di quelle delle signore e signorine d’alto rango per le quali cuce, dalla marchesina Ester che lascia il marito e torna a vivere col padre, a miss Lily Rose americana e anticonformista, dalle sorelle Provera vittime dell’avarizia del capostipite alla centenaria e sprezzante Licina Delsorbo, senza dimenticare l’orfanella Assuntina… 
 
Racconti che mi hanno fatto ricordare con orrore “La piccola Dorothy” e alcuni altri libri simili che le sorelle di mia nonna mi regalavano quando ero piccola, prima che mia sorella mi salvasse leggendomi Edgar Allan Poe: un bell’esempio di sliding doors fra l’innamorarsi o meno della lettura!

Dettagli trascurabili, ma che comunque mi hanno infastidita, sono l’assenza del nome della protagonista e la mancanza di una precisa collocazione geografica: solo tre città reali vengono citate (Torino, Parigi e New York), per il resto - oltre alla cittadina di L, dove si svolgono i fatti - abbiamo P, G, F… Una scelta che non ho capito, che non aggiunge niente al libro, anzi. Forse l’intento era quello di dare un tocco di originalità, invece è solo una stupidaggine.

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di novembre. Lo collego a "La versione Fenoglio" perchè entrambi gli autori sono italiani