"...vedrai
una città regale, addossata a una collina alpestre, superba per
uomini e per mura, il cui solo aspetto la mostra essere la signora
del mare”: perché Genova, la mia Genova, vista dal mare riesce a
togliere il fiato ancora oggi, nonostante tutto quel cemento che l’ha
trasformata in un città verticale.
Non riesco neppure ad immaginare
quanto dovesse essere bella quando venne descritta con queste parole,
quando c’era una lussureggiante vegetazione a fare da sfondo alle
sue torri medievali, tante delle quali ancora esistenti, maestose e
forti (a differenza di quello che è stato costruito negli ultimi
decenni e che si sta sbriciolando senza pietà): Embriaci, san Marcellino, Grimaldina, Maruffo, Morchi, Piccamiglio, ecc...
E
Genova nel Medioevo non era solo bella: era una potenza. A cominciare
dalla prima crociata, autentico motore della sua espansione nel
Mediterraneo. Fu papa Urbano II a chiedere espressamente l’intervento
dei genovesi, che si mossero per fini economici, non tanto religiosi.
Già
allora spesso venivamo additati come “diversi”, i romani
cercavano di evitare di venire in Liguria, la chiamavano la terra dei
lupi…
Nei secoli centrali del Medioevo Genova era
potentissima, ben governata, prestigiosa e temuta: dominava
incontrastata da Gibilterra al mar Nero con un sistema di torri che
comunicavano a vista su tutto il Mediterraneo.
Gli inglesi pagavano
alla Repubblica Genovese la protezione dai pirati e tanti chiedevano
l’intervento navale dei genovesi, che in cambio ricevevano vantaggi
per la propria politica commerciale.
Scaltri mercanti, grandi
navigatori e potenti guerrieri: perché c’è stata un’epoca in
cui Genova economicamente era ben più forte di Milano e di Firenze,
quando i suoi commerci arrivavano anche alle Fiandre e
all’Inghilterra, lasciando il segno a Barcellona, Siviglia, Cadice,
Lisbona, Southampton, Londra, Bruges e Anversa.
Questo
saggio, il cui autore è storico e ricercatore, racconta con grande
precisione quei secoli di gloria: un’accuratezza di dettagli che
indubbiamente ne fanno un’opera completa, di pregio, ma una minuziosità che per le mie modeste risorse si è trasformata in un “difetto”
rallentandomi tantissimo la lettura, ho impiegato quasi due mesi per
leggerlo, in parte anche a causa del font molto piccolo, ma soprattutto per
lo stile nient’affatto divulgativo. Centinaia di nomi e di date,
con il riporto di compensi, terre conquistate, passaggi di potere,
ecc… Mi sarebbe piaciuta una narrazione alla Alberto Angela, per
capirci, con una bella descrizione dei personaggi e delle varie
situazioni, scenari che invece mancano completamente.
Questa lettura mi ha lasciato il piacere di qualche
descrizione dell’epoca della mia città e dei miei antenati, quello
di ritrovare i cognomi delle nostre famiglie storiche, i Doria, gli
Spinola, i Grimaldi, i Fieschi, gli Embriaci, ecc, e soprattutto la
scoperta di cose che non sapevo, ad esempio che Caffaro fu il primo
autore laico a scrivere la storia di una città o che Genova con
Guglielmo Boccanegra fu la prima città ad avere un governo popolare
o ancora che fummo noi a disegnare la prima carta nautica nel 1270…
Alla
fine sono contenta di averlo letto, ma felice di averlo finito e di
tornare alla mia vecchia e cara narrativa.
Saaihalle: la targa a ricordo della loggia dei mercanti genovesi a Bruges:
Reading
Challenge 2019: per questo testo uso il bonus casata che noi Lost in
Austen ci siamo aggiudicate a ottobre