Berlino,
1933. Non si è stati baciati dalla fortuna se si è nati ebrei
tedeschi nella prima parte del secolo scorso. A Esther è andata anche bene rispetto a milioni di altri perché, grazie alla saggezza e
alla lungimiranza di suo padre per lo meno è viva. Ma è sola.
Provincia
di Torino, anni ‘30. Rosanna, invece, è nata con una sola fortuna,
quella di essere bellissima, ma quella dote per ora le ha portato più
problemi che benefici.
Le
due donne non hanno nulla in comune: diversa nazionalità, diversa
età, diversa religione, diverso stato sociale, diverso tutto.
Bordighera
(Imperia), giugno 1948. Nasce Andrea ed è lui che avranno in comune.
Romanzo
meraviglioso, sicuramente il migliore fra i tredici che ho letto
dell’autrice: mi erano piaciuti anche gli altri, ma questo ha un
qualcosa in più. Intanto ha una struttura particolare: privo di
capitoli, ma diviso in molteplici paragrafi brevi, se non brevissimi,
in
cui
il periodo di riferimento cambia
continuamente, una scelta che in mano a molti scrittori avrebbe generato il caos, invece la Oggero riesce a far
andare il lettore avanti e indietro nel corso del tempo senza mai
fargli perdere la rotta, né creando confusione.
Riesce
a creare una sorta di “saga familiare” (fra virgolette perché in
realtà non si narra di una sola famiglia) appassionante, arrivando
ad
abbracciare
un arco temporale di quasi un secolo, concentrandosi principalmente
negli anni fra il 1933 e il 1958,
ma raccontando dettagliatamente anche
quello che precede questo periodo attraverso i ricordi dei vari
personaggi, mentre ciò
che avviene dopo
il
‘58 per
arrivare alla conclusione nel
‘90 viene
solo accennato,
gli
eventi scivolano
via molto velocemente, forse
un po’ troppo e questo è l’unico difetto del libro, che però
non arriva ad offuscarne il valore perché la storia è ricca e bella
così com’è e - se la Oggero ha ritenuto che non fosse il caso di
inventare altri risvolti per riempire gli anni della mezza età delle
due protagoniste - ha
fatto bene.
Un’altra
qualità è il modo in cui l’autrice racconta l’Italia e in parte
anche l’Europa, dall’ascesa alla caduta del nazismo e del
fascismo, la lotta partigiana, l’attentato a Togliatti, gli anni
del dopoguerra, il successivo boom economico fino all’inizio e alla
fine degli anni di piombo. Uno spaccato scritto con saggezza e
manifesta conoscenza dell’argomento, al pari della Ferrante nella
sua saga: ho apprezzato la diversa ottica fra nord e sud, Torino e
Napoli (non
Torino contro Napoli!), due grandi città raccontate da due grandi
scrittrici che di
quelle città sono
figlie. Continuo solo a pensare che la Ferrante avrebbe dovuto
trattare meglio Napoli, almeno come la Oggero ha trattato Torino.