venerdì 29 maggio 2020

"Non fa niente", Margherita Oggero


Berlino, 1933. Non si è stati baciati dalla fortuna se si è nati ebrei tedeschi nella prima parte del secolo scorso. A Esther è andata anche bene rispetto a milioni di altri perché, grazie alla saggezza e alla lungimiranza di suo padre per lo meno è viva. Ma è sola.
Provincia di Torino, anni ‘30. Rosanna, invece, è nata con una sola fortuna, quella di essere bellissima, ma quella dote per ora le ha portato più problemi che benefici.
Le due donne non hanno nulla in comune: diversa nazionalità, diversa età, diversa religione, diverso stato sociale, diverso tutto.
Bordighera (Imperia), giugno 1948. Nasce Andrea ed è lui che avranno in comune.

Romanzo meraviglioso, sicuramente il migliore fra i tredici che ho letto dell’autrice: mi erano piaciuti anche gli altri, ma questo ha un qualcosa in più. Intanto ha una struttura particolare: privo di capitoli, ma diviso in molteplici paragrafi brevi, se non brevissimi, in cui il periodo di riferimento cambia continuamente, una scelta che in mano a molti scrittori avrebbe generato il caos, invece la Oggero riesce a far andare il lettore avanti e indietro nel corso del tempo senza mai fargli perdere la rotta, né creando confusione.

Riesce a creare una sorta di “saga familiare” (fra virgolette perché in realtà non si narra di una sola famiglia) appassionante, arrivando ad abbracciare un arco temporale di quasi un secolo, concentrandosi principalmente negli anni fra il 1933 e il 1958, ma raccontando dettagliatamente anche quello che precede questo periodo attraverso i ricordi dei vari personaggi, mentre ciò che avviene dopo il ‘58 per arrivare alla conclusione nel ‘90 viene solo accennato, gli eventi scivolano via molto velocemente, forse un po’ troppo e questo è l’unico difetto del libro, che però non arriva ad offuscarne il valore perché la storia è ricca e bella così com’è e - se la Oggero ha ritenuto che non fosse il caso di inventare altri risvolti per riempire gli anni della mezza età delle due protagoniste - ha fatto bene.

Un’altra qualità è il modo in cui l’autrice racconta l’Italia e in parte anche l’Europa, dall’ascesa alla caduta del nazismo e del fascismo, la lotta partigiana, l’attentato a Togliatti, gli anni del dopoguerra, il successivo boom economico fino all’inizio e alla fine degli anni di piombo. Uno spaccato scritto con saggezza e manifesta conoscenza dell’argomento, al pari della Ferrante nella sua saga: ho apprezzato la diversa ottica fra nord e sud, Torino e Napoli (non Torino contro Napoli!), due grandi città raccontate da due grandi scrittrici che di quelle città sono figlie. Continuo solo a pensare che la Ferrante avrebbe dovuto trattare meglio Napoli, almeno come la Oggero ha trattato Torino.
  
Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di maggio "scegli una casa editrice e leggi libri solo di quell'editore". Ho scelto Einaudi