martedì 19 maggio 2020

"Rosemary's baby", Ira Levin


New York (USA), agosto 1965. Rosemary ha 24 anni e tanti piccoli e banali sogni borghesi: raggiungere una certa agiatezza economica grazie al lavoro di attore del marito Guy, avere tre figli da lui e arredare il loro nido prendendo ispirazione dalle riviste patinate. Sono appena riusciti ad affittare l’appartamento 7E nel Bramford, un palazzone in stile vittoriano che ben rappresenta quel prestigio sociale a cui la coppia ambisce. Nell’arco di appena due mesi tutto prende slancio: la carriera di Guy all’improvviso decolla e Rosemary aspetta il loro primo bambino. I sogni sembrano realizzarsi, un idillio disturbato soltanto dai forti dolori che non danno tregua a Rosemary e dall’invadenza dei due anziani vicini di casa…

Raramente mi capita di leggere un libro dopo aver già visto film o serie TV. Questo è uno di quei casi, ma avendo visto il film quando avevo meno di dieci anni non ricordavo nulla, se non il terrore provato per via di una culla nera! Un altro regalo di mia sorella, l’unica che ho, quindi la stessa che mi aveva fatto vedere “La mummia” quando avevo 4 anni e che mi leggeva Edgar Allan Poe quando ne avevo 7…

La storia è comunque arcinota, motivo per cui non mi decidevo a leggere il libro pur avendolo inserito in wish list da molti anni. Il suo momento è arrivato per la traccia della Reading Challenge che richiede un testo con una casa in copertina. Oltre ad aver letto il libro, ieri sera ho anche riguardato il film. Quest’ultimo mi ha in parte delusa perché, fortunatamente, non mi ha terrorizzata come quando ero bambina. Molto fedele al libro, ma non altrettanto (piacevolmente) macabro nè claustrofobico. Inoltre nel film non vengono espressi i vari ragionamenti che portano Rosemary prima a dubitare di tutti e poi alla constatazione di come i suoi timori siano fondati. Sarebbe bastato farle esprimere ad alta voce i propri pensieri nei tanti momenti in cui è da sola: non facendolo il film sorvola su dettagli importanti, piccoli ingranaggi che insieme creano lo sviluppo della storia.

E’ soprattutto per questo che anche questo libro, come succede quasi sempre, è più bello del film. Mi ha colpito molto anche per lo stile moderno con cui è scritto: scenari e dialoghi rispecchiano gli anni ‘60 in cui è ambientato, ma è scritto così bene e in  modo così scorrevole da essere invecchiato benissimo.

Un altro autore da aggiungere al lungo elenco di quelli di cui intendo recuperare altri titoli.
 
Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di maggio "un libro con una casa in copertina"