New
York (USA), agosto 1965. Rosemary ha 24 anni e tanti piccoli e banali
sogni borghesi: raggiungere una certa agiatezza economica grazie al
lavoro di attore del marito Guy, avere tre figli da lui e arredare il
loro nido prendendo ispirazione dalle riviste patinate. Sono appena
riusciti ad affittare l’appartamento 7E nel Bramford, un palazzone
in stile vittoriano che ben rappresenta quel prestigio sociale a cui
la coppia ambisce. Nell’arco di appena due mesi tutto prende
slancio: la carriera di Guy all’improvviso decolla e Rosemary
aspetta il loro primo bambino. I sogni sembrano realizzarsi, un
idillio disturbato soltanto dai forti dolori che non danno tregua a
Rosemary e dall’invadenza dei due anziani vicini di casa…
Raramente
mi capita di leggere un libro dopo aver già visto film o serie TV.
Questo è uno di quei casi, ma avendo visto il film quando avevo meno
di dieci anni non ricordavo nulla, se non il terrore provato per via
di una culla nera! Un altro regalo di mia sorella, l’unica che ho,
quindi la stessa che mi aveva fatto vedere “La mummia” quando
avevo 4 anni e che mi leggeva Edgar Allan Poe quando ne avevo 7…
La
storia è comunque arcinota, motivo per cui non mi decidevo a leggere
il libro pur avendolo inserito in wish list da molti anni. Il suo
momento è arrivato per la traccia della Reading Challenge che
richiede un testo con una casa in copertina. Oltre ad aver letto il
libro, ieri sera ho anche riguardato il film. Quest’ultimo mi ha in
parte delusa perché, fortunatamente, non mi ha terrorizzata come
quando ero bambina. Molto fedele al libro, ma non altrettanto (piacevolmente) macabro nè claustrofobico. Inoltre nel film non vengono espressi i vari ragionamenti che portano Rosemary prima a
dubitare di tutti e poi alla constatazione di come i suoi timori
siano fondati. Sarebbe bastato farle esprimere ad alta voce i propri pensieri nei tanti momenti in cui è da sola: non facendolo il film
sorvola su dettagli importanti, piccoli ingranaggi che insieme creano
lo sviluppo della storia.
E’
soprattutto per questo che anche questo libro, come succede quasi
sempre, è più bello del film. Mi ha colpito molto anche per lo
stile moderno con cui è scritto: scenari e dialoghi
rispecchiano gli anni ‘60 in cui è ambientato, ma è scritto così
bene e in modo così scorrevole da essere invecchiato benissimo.
Un
altro autore da aggiungere al lungo elenco di quelli di cui intendo
recuperare altri titoli.
Reading
Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di maggio "un libro con una casa in copertina"