lunedì 30 settembre 2024

"Il grande mare dei Sargassi", Jean Rhys

 

Chi ha letto "Jane Eyre" conosce Bertha, la prima moglie (creola) di Mr Rochester, la donna che lui porta in Inghilterra segregandola nella soffitta della sua magione dopo averla fatta dichiarare pazza.
Una figura inquietante, ma marginale, nel romanzo di Charlotte Bronte, mentre Jean Rhys (pseudonimo di Ella Gwendolen Rees Williams, nata in Dominica nel 1890 e morta nel Devon 89 anni dopo) ne fa la sua protagonista, raccontandone l'esistenza in questo che è a tutti gli effetti il prequel del grande classico inglese. 

La fa nascere in Giamaica negli anni Trenta dell'Ottocento e le dà un nome, Antoinette, facendo diventare quello di Bertha un'imposizione del marito. Le dà un cognome di nascita, Cosway, e le fa poi prendere quello del patrigno, Mason. Le dà una madre (pazza) e un fratellino (minorato mentale). E le dà una tenuta, a Coulibri.

Nella prima delle tre parti, tutte prive di capitoli (cosa che ha rallentato terribilmente il mio ritmo di lettura), l'autrice ci racconta la vita di Antoinette dalla nascita al matrimonio con l'inglese, che non viene mai nominato.

La seconda è la più lunga (nel mio Kindle è iniziata al 27% arrivando al 91 e mi è parsa infinita) ed è Rochester il protagonista, viene spiegato cosa lo ha portato al matrimonio con l'ereditiera e si concentra sull'ultima tappa del viaggio di nozze, iniziato in Giamaica fino all'approdo nella vecchia casa della madre di lei, immersa nella natura della Martinica.

Nella terza e ultima parte Antoinette diventa Bertha e vive reclusa in Inghilterra.

Un romanzo di cui ho sempre sentito parlare come di un capolavoro, ma che ho trovato terribilmente noioso.

Salvo la prima parte per le tematiche che tocca e che rendono indispensabile approfondire la storia della Giamaica, in particolare - per poter inquadrare al meglio il contesto della storia raccontata dalla Rhys - occorre sapere che questa si sviluppa negli anni immediatamente successivi all'abolizione della schiavitù (1834) e alla completa emancipazione degli schiavi (1838). Atti sacrosanti che però non ebbero l'effetto di dissipare l'odio fra gli ex schiavi e gli oppressori.

All'inizio il libro descrive le difficoltà della convivenza fra le varie etnie, dove non ci sono solo bianchi o neri, ma anche neri-bianchi e bianchi-neri. I creoli, o meticci che dir si voglia, come Antoinette.

"Era una canzone che parlava di una blatta bianca. Di me, insomma. Ci chiamano tutti così, noi che eravamo qua prima che la loro gente in Africa li vendesse ai mercanti di schiavi. E ho sentito delle donne inglesi che ci chiamavano negri bianchi. Così, in mezzo a voi, spesso mi domando chi sono e dov’è il mio paese e a quale luogo appartengo e addirittura perché sono nata."

Qualcosa che la Rhys - nata nei Caraibi da madre creola di origini scozzesi e da padre gallese e trasferitasi in Inghilterra a sedici anni - deve aver probabilmente sperimentato in prima persona.

Salvo anche la terza parte, perché breve e per l'atmosfera piacevolmente cupa.

E' di quella centrale che non riesco a salvare nulla: ripetitiva e onirica, le due principali caratteristiche che mi rendono pesante qualsiasi lettura e questa è stata per me un vero e proprio macigno.

Reading Challenge 2024, traccia annuale Cocktail: un libro ambientato in un paese esotico

giovedì 26 settembre 2024

"Pausa caffè con gatti", Charlie Jonas

 

Colonia, 3 maggio di un anno non precisato. Susann Siebenschön, 73 anni, dopo essersi sentita dire dal medico che l'operazione all'anca era inevitabile ha raccolto tutto il suo coraggio e ha chiamato Massimo e Cristina, proprietari dell'hotel di Ischia dove con il marito ha trascorso tante vacanze indimenticabili. Finché cinque anni prima Bertold era morto, proprio a Ischia. Tornarci sarà il modo per ricordare tutti i momenti felici vissuti insieme e dopo aver trovato una sistemazione per Mimi, la sua bellissima micia bianca, è salita sull'aereo compiacendosi per aver affidato Mimi a Leonie Beaumarchais: la sua giovane amica è proprio la persona giusta, abita vicino, vive da sola e ama i gatti. E poi è davvero adorabile. A Mimi sarebbe piaciuta.
Ma Mimi sarebbe piaciuta a Leonie?

"Di dormire non se ne parlava proprio. Mezzanotte era passata da un pezzo e Mimi, la dolce, piccola Mimi, si stava scatenando già da un’ora davanti alla porta della camera da letto. Con un gemito, Leonie si pressò il cuscino sulle orecchie, ma naturalmente continuò a sentire quello scalpiccio e il miagolio esasperato. Mimi voleva entrare, non c’era alcun dubbio."

I gatti non sono i protagonisti di questo romanzetto, come titolo, copertina e sinossi lasciano intendere, ma Mimi è semplicemente il filo conduttore fra Susann, Leonie e Maxie, la proprietaria del bar e personaggio principale della storia.

Scritto nel 2020, titolo originale "Katzencafé", è l'opera prima di una famosa, ma non dichiarata, giornalista tedesca di Colonia che ha scelto Charlie Jonas come pseudonimo.

"Colonia è un sentimento"

Dal libro traspare l'amore dell'autrice per la sua città, ma soprattutto quello per Ischia: date ai tedeschi il sogno di una vacanza al mare, baciati dal sole e cullati dal clima mite e il libro che racconta questo idillio sarà un best seller. Penso che la "Jonas" abbia  citato e descritto ogni angolo dell'isola e anch'io - che non sono certo carente di mare - ho invidiato Susann.

Ai gatti, però, non fa una pubblicità altrettanto positiva: avendone cinque, e avendone avuti altri sette, ho potuto sorridere o ridacchiare leggendo quello che combina Mimi nei primi capitoli (prima che lei e gli altri diventino solo un complemento d'arredo), ma a una persona che non li conosce le esagerazioni su notti insonni e danni casalinghi farebbero di sicuro passare l'eventuale voglia di prendere in casa un felino.

Peggio ancora un'affermazione che la "Jones" mette in bocca a Susann:

"Amo la mia Mimi, ma un uomo è qualcosa di ben diverso da un gatto"

Ma, come è d'obbligo nei romanzi rosa, il lieto fine arriva (stucchevolmente) per tutti, anche per Mimi con la sua nuova umana che la amerà senza paragonarla al suo uomo.

PS: per non far piangere un gatto di notte, come succede a Leonie nel libro, basta non precludergli la possibilità di entrare nella nostra stanza e, se lo gradiscono, nel nostro letto.
Se l'idea non piace la soluzione è semplice: non prendete animali.

Reading Challenge 2024, traccia annuale Shopping: bar


domenica 22 settembre 2024

"I segreti del Sun Down Motel", Simone St. James

 

Fell (Stato di New York), 1982. Vivian Delaney ha 20 anni e da tre mesi è arrivata a Fell dall'Illinois, da dove era fuggita dopo l'ennesimo litigio con la madre. L'idea era quella di arrivare a New York per cercare di sfondare come attrice, invece si era fermata in quella piccola cittadina dove aveva subito trovato lavoro come receptionist notturna al Sun Down Motel. Il 29 novembre entra in servizio alle 23, come ogni sera. Quattro ore dopo scompare e non si saprà più nulla di lei.
Novembre 2017. Anche Carly Kirk ha 20 anni e anche lei arriva a Fell dall'Illinois. Una fuga che è la reazione alla recente morte della madre, che se ne è andata senza voler mai raccontare alla figlia quel poco che sapeva di sua sorella Viv. Carly è cresciuta chiedendosi cosa potesse essere successo a quella zia svanita nel nulla molti anni prima della sua nascita. Ne ha fatto un'ossessione e sa che per cercare le risposte alle sue domande deve partire dal Motel. 

Scritto nel 2020, titolo originale semplicemente "The Sun Down Motel", è l'unico libro dell'autrice a essere stato tradotto in italiano oltre a "Ragazze infrante", che avevo letto a dicembre.

Simone St. James, fra le altre cose, non si distingue per la fantasia: entrambi i libri alternano due piani temporali molto distanziati fra loro; entrambi hanno per protagoniste due giovani ragazze; entrambi vedono quella del presente impegnata nella soluzione del cold case; entrambi sfruttano i fantasmi facendoli interagire con i vivi determinando e condizionando gli eventi; entrambi sono di genere horror.

Ma quello che fa orrore è il modo in cui sono stati scritti.

In questi casi, per fortuna rari, mi chiedo sempre se la colpa sia dell'autore o del traduttore. Qui mi sento di attribuirla alla St. James, penso sia difficile incappare in due pessime traduzioni fatte da persone diverse.
Ma mi chiedo quanto possa intervenire chi traduce e chi fa l'editing, cioè se abbiano la facoltà di eliminare le frasi inutili e idiote ("Sentii l’eccitazione frizzare dentro di me, come se avessi l’Alka-Seltzer nel sangue") e, soprattutto, se non sia un loro dovere correggere.

In "Ragazze infrante" c'erano gravi errori nella coniugazione dei verbi, ma in questo la scrittura è ancora più brutta, soprattutto nelle parti riguardanti il presente dove Carly, la narratrice, fa un pessimo uso del passato remoto.

Non è ammissibile pagare per leggere un libro che mio nonno con la sua quinta elementare avrebbe scritto meglio.

Un aspetto grave su cui è impossibile sorvolare e che penalizza una storia che - tralasciando coincidenze ed esagerazioni - non sarebbe stata affatto male (fantasmi a parte, ma di questo non mi lamento, sapevo di non aver comprato un semplice thriller).

Reading Challenge 2024, traccia vagabonda settembre: Canada

venerdì 20 settembre 2024

"Attenti all'intrusa!", Sophie Kinsella

 

"Greenoaks non è una vecchia casa come tante. È incredibile. Ha una personalità. Ha una torretta! Una finestra con i vetri colorati. I visitatori spesso la definiscono eccentrica o bizzarra o si limitano a esclamare: Wow!
E sì, okay, ci sono anche pochissime persone meschine e ignoranti che la definiscono brutta. Ma sono cieche e hanno torto."

Sussex (Inghilterra), giugno di un anno non precisato. Cosa ha portato Euphemia (Effie) Talbot a nascondersi fra gli arbusti del giardino della casa di famiglia, completamente vestita di nero come una ladra, cercando di cogliere il momento giusto per entrare di nascosto? 
Le sue preziose matrioske, ricevute in regalo al suo quarto compleanno e che per lei rappresentano la famiglia Talbot: suo padre Tony, la sua matrigna (ma madre a tutti gli effetti) Mimi, sua sorella Bean, suo fratello Gus e infine lei, Effie, la piccola di casa.
E' passato tanto tempo da quel compleanno, ormai Effie è una giovane donna, ma l'età adulta non l'ha aiutata ad accettare la separazione dei suoi genitori annunciata a dicembre di un anno e mezzo prima durante il pranzo di Natale, né tanto meno la nuova relazione del padre con una quarantunenne che posta sui social fotografie che li ritraggono nella vasca da bagno ricoperti solo di schiuma! E l'ultima notizia tragica è stata quella della vendita di Greenoaks!
Effie è stata risoluta nel non accettare l'invito/non invito alla sfarzosa festa di addio alla casa organizzata da Krista, finché non si è ricordata che aveva nascosto le matrioske per metterle al sicuro dai ladri. Il suo piano è semplice: entrerà di soppiatto, le recupererà e se ne andrà senza che nessuno si accorga di lei.
Ovviamente non andrà così e i dieci minuti previsti per il raid diventeranno un lungo week-end che cambierà molte cose.

Scritto nel 2021, è il primo romanzo dell'autrice che leggo dall'annuncio della sua malattia dato lo scorso aprile, un pensiero che ha aleggiato costantemente sopra alle pagine lette offuscando non poco il tono scanzonato della storia, tipico dello stile Kinsella.

Effie è il prototipo della sua protagonista: tenera e capricciosa, viziata e affettuosa, cocciuta e coinvolgente, presuntuosa e arrendevole. Personalità sfaccettate in cui non mi sono mai ritrovata, anche (e soprattutto) per via dell'età: perché io invecchio, mentre il target dei libri resta sempre lo stesso e mira alle trentenni o giù di lì.

Essendo un chick lit c'è naturalmente molto rosa con l'immancabile lieto fine generale e ci sono tante situazioni paradossali (a cominciare dalle matrioske: davvero c'è chi le regala a una bambina di quattro anni?!?), ma la Kinsella - al di là dell'importanza che si possa dare o meno a questo genere di libri - ha il grande pregio di scrivere bene, particolare che non bisogna mai dare per scontato, come mi ricorda in ogni frase il terribile thriller che ho in lettura in questi giorni!

Reading Challenge 2024, traccia annuale Shopping: fioraio



lunedì 16 settembre 2024

"Il traghettatore", William Peter Blatty

 

New York, anni Novanta, inizio giugno. Elsewhere è un edificio in pietra grigia a pianta rettangolare, con tetti spioventi e merlature che ricordano quelle degli antichi castelli. A renderla particolare è il luogo in cui è stata costruita, nel 1937: su un isolotto al centro del fiume Hudson. A renderla invendibile, invece, è la sua fama di casa infestata.
Joan Freebord, 34 anni, brillante agente immobiliare, allettata dalla prospettiva di una provvigione a sei zeri, accetta l'incarico di riabilitarla. Trascorrerà cinque giorni nella casa con un professore esperto di fenomeni paranormali, una sensitiva e un amico scrittore: i primi due dovranno appurare che non ci sono fantasmi, quindi il terzo dovrà scrivere un reportage che - grazie al prestigio datogli dal Pulitzer - non temerà smentite.
Ma il piano di Joan inizierà a vacillare già dalla prima sera...

"L'esorcista", letto da ragazza, è in assoluto il libro che più mi ha spaventata: nonostante avessi già visto il film più di una volta, in alcuni passaggi era riuscito a terrorizzarmi e non esagero.

"Il traghettatore", scritto da Blatty nel 2009, non si avvicina neppure lontanamente al livello dell'altro, ma un po' di strizza qua e là me l'ha messa eccome.

Ne rimandavo la lettura da anni per "colpa" di mia sorella, che lo aveva trovato così noioso da riuscire a finirlo con fatica, e credo sia anche merito suo se invece a me è piaciuto: come quando una persona ci viene descritta in maniera talmente negativa che poi, faccia a faccia, non ci sembra tanto male.

Il libro di difetti ne ha e non sono di poco conto.

In particolare non ha nulla di originale, ma scrivere un horror incentrato su una casa infestata senza inscenare sedute spiritiche, rumore di passi, presenze evanescenti e colpi sui muri lo definirei più impossibile che difficile. Ovviamente non mancano il temporale e l'isolamento totale.

Anche lo stile ha parecchie criticità con personaggi un po' troppo stereotipati, dialoghi superficiali e spesso banali, e descrizioni più adatte a un romance che a un horror ("Calda e misteriosa, come un prato pieno di fiori scuri, una voce roca galleggiò nella stanza accompagnata dal soffio di un’emozione indefinita, simile all’eco di un’estate di grazia perduta da troppo tempo.").

E poi c'è il finale, che ricorda moltissimo quello di un celebre (e meraviglioso) film (che non cito per evitare lo spoiler), ma se a mente fredda mi rendo contro che non ha nulla di strabiliante, a caldo mi ha conquistata e, non avendolo intuito in precedenza, ho potuto gustarmi pienamente la sorpresa. 

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, estate: mare nel testo


venerdì 13 settembre 2024

"Jack lo Squartatore", Robert Bloch

 

Mary Ann Nichols, 43 anni, uccisa il 31 agosto; Annie Chapman, 47 anni, uccisa l'8 settembre; Elizabeth Stride, 44 anni, e Catherine Eddowes, 46 anni, uccise il 30 settembre; Mary Jane Kelly, 25 anni, uccisa il 9 novembre: l'anno era il 1888, la città Londra, il quartiere Whitechapel, l'assassino Jack lo Squartatore, l'uomo passato alla storia come il primo serial killer.
Nessuno ha mai scoperto la sua vera identità e non è chiaro se abbia ucciso altre donne oltre alle cinque sopra citate (alcuni gli attribuiscono fino a sedici omicidi).

Robert Bloch pare ne fosse ossessionato e questo romanzo, pubblicato nel 1984, dieci anni prima della sua morte, è il frutto del suo interesse.
Lo avevo comprato sei anni fa, sulla scia dell'entusiasmo dopo la lettura di 
"Psychoe il successivo recupero del film, senza poi decidermi a leggerlo fino allo scorso 29 agosto: mi ci sono volute ben due settimane per finirlo e sono soltanto 236 pagine.

Dopo un inizio promettente, ho perso in fretta interesse per la storia raccontata da Bloch, che - restando fedele ai fatti noti e inserendo qualche figura realmente esistita come Frederick Abberline,
l'ispettore detective che si occupò del caso, e Sir Charles Warren, commissario della polizia metropolitana di Londra - costruisce una sua versione dei fatti su personaggi di fantasia arrivando a una personale soluzione del caso.

"Egitto, 2300 a.C. Oltre alle solite torture - flagellazione e mutilazioni, esecuzioni per strangolamento, impalamento e rogo - l'estrema punizione consisteva nell'essere imbalsamati vivi, dopo essere stati ricoperti di natron, corrosivo che penetrava lentamente nella carne."

"Hispaniola, 1630 d.C. I bucanieri improvvisavano nuove torture usando qualsiasi materiale avessero a portata di mano. Una canapa calafatata di un materiale chiamato "stoppa" era altamente infiammabile; potevano ficcarla nella bocca dei prigionieri o in altre aperture del corpo e poi darle fuoco."

"Come potevano uccidere tanto insensibilmente, continuare a uccidere senza curarsi dei gemiti dell'agonia, delle grida delle loro vittime?"

Ogni capitolo inizia con aneddoti storici che descrivono scenari particolarmente cruenti come nei primi due esempi riportati (mentre la terza citazione riguarda ciò che avviene ancora oggi quotidianamente all'interno dei macelli!) e con incipit come questi, considerando anche che inizio a leggere di primo mattino facendo colazione, credo non ci sia da stupirsi se poi nell'arco della giornata preferivo procedere con gli altri titoli in lettura, ma resta il fatto che a quarantotto ore dalla conclusione non sono ancora riuscita a capire cosa non abbia funzionato per me.

La scrittura di Bloch è di ottimo livello e ho apprezzato moltissimo considerazioni come questa:

"Whitechapel non è cambiata granché da quando il signor Dickens ha descritto la vita delle sue strade. Oh, siamo andati avanti col movimento di riforma, ma i lavoratori vivono ancora nello squallore, la classe operaia è ancora pietosamente sottopagata, le nostre prigioni, i ricoveri e i manicomi sono voragini infernali. Pensavamo che il progresso avrebbe migliorato le condizioni di vita: motori a vapore, le macchine, il telegrafo e cose del genere. Ma le cose non sono andate in questo modo. Adesso abbiamo sette consegne postali al giorno, solo qui a Londra, ma a che cosa servono, quando la maggioranza della nostra popolazione non sa né leggere né scrivere una frase intera? Qual è l'utilità di una legge per l'istruzione, quando i bambini cominciano a lavorare come schiavi nelle ditte sfruttatrici e nelle fabbriche non appena imparano a camminare?"
E poi Jack lo Squartatore attrae ogni lettore appassionato di gialli e misteri, infatti ho intenzione di recuperare anche il saggio di Hallie Rubenhold ("Le cinque donne. La storia vera delle vittime di Jack lo Squartatore"), eppure arrivo a considerare l'opera di Bloch uno dei libri meno coinvolgenti che abbia mai letto.

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, estate: donne nel titolo

mercoledì 11 settembre 2024

"Una festa in nero", Alice Basso

 

Torino, novembre 1935. Sono passati tredici anni dalla marcia su Roma e ormai solo gli stolti possono non accorgersi dei soprusi del fascismo. Anita e Sebastiano non sono stolti, né tanto meno fascisti. Sono consapevoli di quello che sta succedendo e continuano, nel loro piccolo, a manifestare il proprio dissenso raccontando i fatti di cui sono testimoni nei racconti che lui scrive per "Saturnalia" firmandosi J.D. Smith e spacciandoli come vicende d'oltre oceano.
Ma tutto sta per cambiare e dovranno prendere una decisione drastica, quanto dolorosa.

Pubblicato ad aprile, "Una festa in nero" è il quinto e ultimo titolo della serie con protagonista Anita Bo. Come con Vani Sarca, apprezzo la scelta di Alice Basso di limitarsi a un numero ridotto di libri, perché se da un lato dispiace sempre dire addio a un personaggio caro, dall'altro le serie infinite diventano inevitabilmente ripetitive (vedi Linda Castillo).

Questo è anche il migliore della serie: i quattro romanzi precedenti ("Il morso della vipera", "Il grido della rosa", "Una stella senza luce" e "Le aquile della notte") peccano di superficialità nel descrivere la vita quotidiana di quegli anni. Questo è più realistico, evidenzia pericoli e rischi degli oppositori al regime e con l'OVRA viene finalmente evidenziato come in uno stato totalitario manchi la libertà.

"La loro prassi è questa: se pensano che tu possa essergli utile, ti propongono di unirti a loro; se però rifiuti, immediatamente si chiedono perché, visto che stare dalla loro sarebbe immensamente più conveniente; e se già prima ti sorvegliavano per capire se e quanto fossi buono per loro, a quel punto, insospettiti, ti sorvegliano ancora di più, però stavolta a caccia di colpe per cui poterti ricattare o denunciare."
La Basso, come sempre, è accurata nell'inserimento di fatti e date, peccato che si tratti solo di accenni e io mi chiedo in quanti leggendo "fino a quando le cose sono precipitate, fin dopo l'8 settembre" non sappiano cosa sia successo in Italia quel giorno. Ma ha comunque chiuso bene il cerchio, avrei preferito un finale coraggioso, ma mi ha commossa e, siccome non mi succede spesso, mi è piaciuto.
Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, estate: sposa nel titolo



domenica 8 settembre 2024

"La moglie del filosofo", Philibert Schogt

 

Amsterdam, fine ottobre di un anno non precisato. Quanta pazienza ha avuto Vera con Luuk? Tanta. Per anni ha fatto di tutto per rendergli la vita il più tranquilla possibile in modo che lui potesse concentrarsi unicamente sulla scrittura del suo libro. E dopo aver abbandonato gli studi al terzo anno di università aveva accettato un lavoro mediocre per poter mantenere la famiglia. Poi, quando Luuk era caduto in depressione dopo la stroncatura del suo primo lavoro da parte di una editor, lei aveva sopportato il suo malumore senza mai smettere di spronarlo, esaltando in ogni modo possibile la sua superiorità.
E alla fine ce l'aveva fatta: "La soglia del dolore" - il saggio filosofico di Luuk Van Vleuten (oltre 900 pagine dal margine stretto e prive di capitoli, scritte con un font piccolo, con pochissima punteggiatura e con periodi lunghi spesso più di una pagina) - adesso occhieggia dalle vetrine delle librerie.
Ma Vera viene esclusa dai festeggiamenti perché Luuk ha lasciato lei e Timo sei mesi prima.

"Si era ripromessa solennemente di non fare la fine della ex acida e inviperita, ed era molto orgogliosa quando le sue amiche la trovavano così calma ed equilibrata, nonostante tutto."

Ma come farà a conservare tutta quella calma e quell'equilibrio dopo aver scoperto che Luuk nel libro parla di lei, descrivendo se stesso come un pensatore appassionato che è riuscito a resistere ai richiami di lei, "una sirena della mediocrità" che ha cercato di "attirarlo nelle spire di una banale esistenza"?

"Siediti sulla riva del fiume e aspetta: prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico": così diceva Confucio e magari è anche un buon consiglio, ma io appartengo al genere di persona che nel fiume ci si butta e che nuota controcorrente andando a cercare il nemico.

Vera Samson, invece, è una di quelle persone che sulla riva del fiume ci mette radici e che, quando finalmente il nemico passa, lo saluta e gli manda dei baci.

Una divergenza di caratteri che mi ha creato un'infinita insofferenza nei confronti del personaggio, e non tanto per la sua remissività - di per sé già parecchio esasperante - ma soprattutto per la sua indecisione e le sue insicurezze.

"Vera sospira pensando agli anni dell'università e a quanto fosse mortificante constatare come si facesse prendere dal panico se Luuk non le teneva la mano."

Detto questo, "La moglie del filosofo" è un buon libro: se gli ho preferito "La bottega del cioccolato", letto il mese scorso, è proprio perché mi sono sentita molto più vicina al burbero Joop che all'accomodante Vera, ma anche questa volta l'olandese Philibert Schogt ha raccontato una storia piacevole da leggere e ben scritta, giusto un pochino ostica per me nei rimandi filosofici e con un finale amaro, ma cucito addosso alla protagonista.

Reading Challenge 2024, traccia annuale Shopping: libreria


venerdì 6 settembre 2024

"Cari Mora", Thomas Harris

 

Colombia, 2018. Jesús Villarreal sa che non gli resta molto da vivere. Attaccato al respiratore in un letto dell'ospedale di Barranquilla cerca di concludere la sua ultima operazione, quella che garantirà il futuro economico della sua famiglia.
Come braccio destro di Pablo Escobar è l'unico a sapere che il narcotrafficante aveva nascosto in una villa di Miami una cassaforte contenente venticinque milioni di dollari in lingotti d'oro. Jesús sa dove si trova e, soprattutto, sa come aprirla senza rimetterci la pelle e adesso vuole vendere quelle informazioni.

Scritto nel 2019, "Cari Mora" è al momento l'ultimo romanzo pubblicato da Thomas Harris di cui in passato ho letto tutta la (breve) bibliografia: "Black Sunday", "Il delitto della terza luna" (che è quello che mi è piaciuto di più), "Il silenzio degli innocenti", "Hannibal" e "Hannibal Lecter. Le origini del male".

Li ho amati tutti e questo non fa eccezione. Mi ci sono approcciata con molte titubanze perché ricordavo la delusione con cui molti ne avevano parlato al momento dell'uscita. Forse erano persone che conoscevano l'autore soltanto attraverso il suo personaggio più celebre: in questo caso - cioè se ci si aspetta di leggere di psicopatici e serial killer - ci si può sentire traditi perché quello che viene raccontato nelle 235 pagine del libro non ha nulla a che fare con un thriller di quel genere.

Qui si è più vicini 
a "Black Sunday" (bellissimo!), nonostante si tratti di storie molto diverse tra loro, terroristi vs malavitosi, di quelli veramente cattivi, in particolare uno dei personaggi principali, tal Hans-Peter Schneider, caratterizzato da un sadismo assoluto, ma privo di quel fascino che contraddistingue Hannibal Lecter, soprattutto grazie all'interpretazione di Anthony Hopkins, che ci ha portato tutti a gioire per la sua evasione.

Ma al centro della scena c'è ovviamente Caridad (Cari) Mora, una bella colombiana di 25 anni che da nove vive negli Stati Uniti grazie a un permesso di soggiorno ottenuto per ragioni di asilo politico, un permesso non definitivo che non le permette di proseguire gli studi per realizzare il suo sogno, quello di diventare veterinaria, e che con la stretta sull'immigrazione imposta da Trump rischia di essere cancellato all'improvviso.

Cari fa diversi lavori per mantenersi, fra questi è la custode della villa dov'è nascosto l'oro di Escobar, ma è il suo passato ad aver fatto di lei la persona che è diventata: sequestrata alla famiglia e al suo villaggio a soli undici anni, costretta ad arruolarsi
nelle FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, e addestrata a combattere e a uccidere.

Non ho mai amato le figure alla Lara Croft (e nemmeno l'equivalente maschile), ancor meno libri, film o serie TV sui cartelli della droga e tutta la violenza che ne consegue, e questo mi spaventava più dei pareri negativi altrui, invece Harris mi ha appassionata fin dal primo capitolo rendendomi poi difficile smettere di leggere quando non avevo più tempo per farlo.

Reading Challenge 2024, traccia vagabonda settembre: Stati Uniti

mercoledì 4 settembre 2024

"Io so. L'enigma di Mariani", Maria Masella

 

Genova, un anno non precisato. Un omicidio scuote la Genova bene: Livio Olivieri, 40 anni, viene ucciso nella sua rinomata bottega di antiquariato nel cuore del centro storico. Una rapina finita male? Nel negozio sembra mancare un unico oggetto, una statuetta facente parte di un gruppo di quattro che ha un certo valore solo se completo.
Contemporaneamente il commissario si trova a investigare in veste non ufficiale anche su un caso di suicidio. Mariani accetta la richiesta fattagli da un frate perché anche lui conosceva il morto, Roberto Nicora, avendolo incrociato più volte all'ospedale San Martino andando a trovare l'ispettore Iachino, in coma dopo l'attentato subito qualche mese prima.
Un caso e un non caso che sembrano non avere nulla in comune, eccetto un particolare: Olivieri e Nicora, quasi coetanei, avevano frequentato entrambi il liceo D'oria.

Non ho mai capito perché per l'istituto abbiano scelto la variante apostrofata del cognome dei Doria - forse per evidenziare fin dal principio l'altezzosità della scuola, la migliore di Genova, dicono - ma è curioso che la Masella nel libro abbia eliminato l'apostrofo. Magari anche lei trova odiosa la boriosità che da sempre contraddistingue quel liceo e chi gli ruota attorno. Oppure è stato solo un omaggio alla nostra squadra del cuore ♥

Dettaglio a parte, questa è la settima puntata (scritta nel 2007) della serie con protagonista il commissario Mariani. 
In appena 221 pagine la Masella costruisce e racconta ben quattro gialli: alle morti di Olivieri e Nicora (che ovviamente risulteranno presto collegate) si aggiunge un cold case e il tentato omicidio di Iachino, stretto collaboratore di Mariani.

Quest'ultima vicenda si ricollega non solo al titolo precedente, "Il caso cuorenero", ma anche (e soprattutto) al quarto, "Il cartomante di via Venti": sono contenta di averli letti tutti quest'anno, con questa serie ci vuole costanza e precisione, leggere qualche titolo qua e là penalizzerebbe la trama orizzontale, ricca e importante, che non riguarda solo la vita personale di Mariani. E la Masella non ha riguardi verso chi non rispetta l'ordine cronologico dei suoi libri: in questo svela tutto del quarto, chi è morto e chi ha ucciso.

Se solo evitasse di attribuire alla moglie del commissario le geniali intuizioni che poi risultano sempre determinanti la apprezzerei ancora di più.

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, estate: antico nel titolo

domenica 1 settembre 2024

Reading Challenge: le tracce di settembre

  


TRACCE MENSILI

Libere:
  • libri pubblicati in Italia a settembre
  • forma una frase con i titoli di libri letti (minimo tre)
  • libri tratti da volumi che raccolgono più di un titolo

Traccia gioco di società: Taboo, libri dove nei titoli non compaiono le parole amore, duca, enigma, il, mistero


Traccia vagabonda:
  • Stati Uniti: Cari Mora, Thomas Harris (2 punti)
  • Canada: I segreti del Sun Down Motel, Simone St. James (3 punti)

Traccia stagionale crucipuzzle, estate:

  • Io so. L'enigma di Mariani, Maria Masella (2 punti)
  • Una festa in nero, Alice Basso (3 punti)
  • Jack lo Squartatore, Robert Bloch (2 punti)
  • Il traghettatore, William Peter Blatty (2 punti)


  • I miei punti di settembre: 14